Provincia, l’ultimo giro per i 511 dipendenti

Se sarà approvata la riforma costituzionale, l'elezione del presidente, il 12 ottobre, potrebbe essere l'ultima. Ma nessuno rischia il posto statale. Ecco invece i bilanci, le società e i palazzi che scompariranno (forse)

Sotto gli stucchi di Villa Recalcati, dove un tempo c’era il Grand Hotel Excelsior, i 511 dipendenti di ruolo della Provincia di Varese vivono un po’ come l’equipaggio di una nave che è partita per un viaggio molto lungo, ma che non si sa ancora dove li porterà. L’unica certezza, per loro, è che nessuno sarà gettato in mare: in altre parole, se c’è una cosa chiara, nella legge Del Rio, è che i dipendenti delle Province non perderanno il posto. «Questo è certo – spiega il direttore generale Claudio Ceriani – ed è un messaggio che va dato a tutti». Potrebbero finire in altre amministrazioni pubbliche, quello sì, ma solo quando la riforma costituzionale avrà davvero abolito l’ente.

Il percorso di riforma è a metà strada. Visto da Varese, si tratta di uno sconquasso non da poco. La Provincia, in un territorio dove il capoluogo non è mai stato leader, era l’ente unificante delle nostra zona. Non a caso, la provincia di Varese è quella con la maggiore distribuzione di offerta scolastica sul territorio, in Lombardia. Qui, uno studente, non fa mai più di 30 chilometri per andare in classe. Nell’ufficio del direttore generale Ceriani, vicino alla presidenza, si snocciolano cifre e date. E si segue il corso degli eventi. «Oggi è in corso a Roma una riunione della Conferenza Stato Regioni ed unificate – spiega il dirigente – che prevede una trattativa tra enti locali e governo per definire le competenze future delle Province».

Stiamo parlando per Varese di un bilancio di 115 milioni di euro, di cui 81 milioni solo per le spese correnti, con 22 milioni di personale, 1 milione e mezzo di materie prime, 29 milioni per servizi e manutenzioni (le strade ad esempio), 17 milioni di trasferimenti vari, 7 milioni di interessi passivi, 1,580 milioni di euro di tasse e imposte. 11 milioni sono poi quelli in conto capitale e 22 milioni sono le spese per conto terzi, soldi cioè che entrano ed escono. Tutto questo nel bilancio 2013.

I costi tuttavia sono molto diminuiti dal 2010 a oggi. La Provincia ha infatti espulso a vario titolo circa 200 dipendenti, un centinaio perché erano precari con contratti a tempo determinato che non sono stati rinnovati, e altrettanti che sono stati avviati al pensionamento (e non sostituiti) o che hanno iniziato una mobilità nella pubblica amministrazione. Oggi è vietato assumere.

I numeri dei beni che la Provincia ha in carico sono inoltre da capogiro: 44 edifici scolastici per 32 istituti complessivi, di cui 24 di proprietà, 18 a comodato d’uso, 2 in affitto (entrambi a Saronno). Un totale dunque di 1481 aule, 474 laboratori, per 35mila studenti, con una media di 1.100 a istituto. Poi ci sono 5 Cfp, due a Varese, uno a Gallarate, uno a Tradate, uno a Luino. E veniamo agli immobili operativi. Villa Recalcati a Varese è la sede principale, e poi vanno annoverate le sedi di viale Ippodromo a Varese dove si trova l’agenzia del turismo, quella di via Valverde a Varese (Masnago) dove ha sede il liceo artistico e gli uffici del settore lavoro o servizi sociali, il Polo della sicurezza alla Fontanelle di Malnate.

Per gestire questi e altri immobili la Provincia ha costituto, da anni, una società patrimoniale che ha in carico, ad esempio, lo stabile di via Valverde, il complesso dell’ex mercato delle Fontanelle (parzialmente affittato alla Tigros), ma anche l’hub degli australiani di Gavirate. Un complesso, quest’ultimo, che è della Provincia ma che è stato affittato al governo di Canberra. La società patrimoniale permetteva risparmi e benefici come il recupero dell’iva e l’esclusione dal patto di stabilità. Tutto questo dove finirà? Altro discorso sono le partecipazioni nelle società della depurazione e delle acque, ma ne parlaremo in altra sede.

Il 12 ottobre si vota il nuovo presidente della Provincia, per la prima volta scelto dai sindaci e consiglieri comunali. La legge finora ha solo delineato una nuova governance, mentre bisogna attendere l’approvazione definitiva della legge costituzionale per capire come e quando sarà abolita definitivamente la Provincia. In questo contesto, la bellissima Villa Recalcati potrà rimanere forse un patrimonio della pubblica amministrazione, ma è destinata a svanire come simbolo unitario.

Incognite? Almeno una, sì. I nostri gioielli di famiglia. «Una delle competenze che la legge non ha assegnato alle Provincie è quella dei beni culturali – spiega il direttore Ceriani – ma noi abbiamo dei gioielli come Santa Caterina del sasso, il monastero di Cairate, il chiostro di Voltorre, la chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio, che potrebbero non essere più patrimonio della Provincia». E’ pensabile che il meraviglioso monastero di Santa Caterina passi in carico al comune di Leggiuno? E se invece passasse alla Regione, non c’è il rischio che venga un po’ dimenticata? Ecco, questo è un punto da chiarire.

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Pubblicato il 11 Settembre 2014
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