“L’ospedale di Cuasso non chiude e avrà una nuova vocazione”

In dieci anni, il presidio è stato progressivamente impoverito, nonostante i costi elevati sostenuti per tenerlo aperto

L’ospedale di Cuasso torna sotto i riflettori della Regione. Secondo un copione ormai consolidato, una delegazione si è recata al presidio montano per capire quale destinazione futura assegnare. A visitare il piano di degenza e tutti gli altri piani, ormai cantieri abbandonati del padiglione centrale ( l’unico che offre attività) è arrivato l’assessore alla Sanità e vicepresidente lombardo Mario Mantovani. Una visita voluta dall’assessore regionale Luca Marsico e a cui hanno partecipato anche alcuni sindaci del territorio che da tempo premono per avere un presidio dignitoso.

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L’assessore Mantovani in visita all’ospedale di Cuasso 4 di 4

Dal 2004, anno di avvio del cantiere del padiglione centrale, l’attività sanitaria è progressivamente diminuita. La ditta che aveva appaltato i lavori è fallita, i finanziamenti assegnati persi i vista. In oltre un decennio, i posti letti sono stati ridotti mentre i costi per la manutenzione sono rimasti elevati: per riscaldare l’intera struttura, dato che l’impianto è centralizzato, occorrono un milione e mezzo di euro.

Più volte sono circolate le voci di un’imminente chiusura del presidio, affermazioni che, però, hanno sempre registrato una levata di scudi tra gli abitanti delle due valli a cui si rivolge l’ospedale di Cuasso. Per la verità, i primi cittadini lasciano intendere che la crociata in difesa del plesso non è assoluta, purché vengano potenziati i servizi e gli ambulatori medici, magari ad Arcisate.

Così, tra promesse annunciate e non mantenute, la situazione si trascina stancamente ma anche onerosamente: lo stesso assessore Mantovani ha detto che, in base ai parametri nazionali, Cuasso non avrebbe diritto a sopravvivere.

Lui, però, ci vede ancora un futuro, magari socio sanitario, purché sostenibile economicamente. Così, i sindaci si sono fatti avanti presentando alcune idee che hanno già condiviso con l’assessore regionale al Welfare Cristina Cantù. L’assessore ha assegnato ai manager sanitari locali, Callisto Bravi direttore dell’azienda ospedaliera e Paola Lattuata, direttore dell’Asl il compito di individuare una nuova vocazione, credibile e in linea con le direttive di spending review. Uno studio di fattibilità a cui seguiranno verifiche e valutazioni ulteriori. Insomma, una prospettiva in tempi non così rapidi come i residenti vorrebbero per evitare di doversi recare sempre a Varese anche per un semplice esame diagnostico.

Cosa cambia rispetto alle promesse del passato? “Io sono stato investito del compito di far luce su ciò che è avvenuto in tutti questi anni – spiega Luca Marsico – mi farò dare la documentazione e chiederò conto dell’attuale situazione».

 

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Pubblicato il 13 Maggio 2015
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