Parla la Consulta Stranieri, la Lega lascia l’aula
L'organismo che rappresenta le comunità straniere presentava un anno di attività. Gesto di protesta dei consiglieri leghisti: "La città non ha bisogno di una consulta islamica". La maggioranza: "Sono nuovi gallaratesi che contribuiscono alla città"

La relazione annuale della Consulta Stranieri al consiglio comunale di Gallarate si trasforma in scontro aperto: appena il presidente Idrissa Ndiaye ha iniziato a parlare all’assemblea, i consiglieri comunali della Lega Nord hanno abbandonato l’aula. Una scelta che ha provocato la protesta indignata del sindaco e ha scatenato il successivo acceso dibattito, facendo finire in secondo piano l’attività della Consulta, attivata da un paio di anni.
Quando i consiglieri della Lega hanno abbandonato il Consiglio, il sindaco Edoardo Guenzani è sbottato urlando «vergogna». Al termine della relazione, l’attenzione – più che sulle attività avviate dalla Consulta nell’ultimo anno – si è concentrata sul gesto della pattuglai del Carroccio: «Capisco la reazione arrabbiata del sindaco: cittadini di origine stranieri che contribuiscono con il lavoro, alle finanze comunali e regionali, devono sentirsi discriminati e umiliati» ha detto il capogruppo del Pd Ivano Ventimiglia, spalleggiato anche da Aldo Lamberti (indipendente di sinistra), che ha criticato le posizioni della Lega Nord a livello nazionale. Non è mancato un riconoscimento dell’attività svolta dalla Consulta, al di fuori della polemica di serata: «esperienze come queste possono darci strumenti per affrontare le questioni dell’integrazione» ha aggiunto Vincenzo D’Ambrosio (civica Città è Vita). «Il comportamento di un singolo o di un partito non può oscurare la passione e l’impegno di chi ha promosso attività per la città» ha aggiunto Alessio Mazza (SEL). Sono davvero “nuovi gallaratesi” che si applicano per la città, anche in termini culturali».
Quanto alla Lega, il capogruppo Paolo Bonicalzi ha detto che la scelta di uscire dall’aula è stata «travisata e strumentalizzata» e ha ricordato l’opposizione alla Consulta all’origine: «il presidente ha il nostro rispetto» ha spiegato «la nostra uscita dall’aula è contro la maggioranza, perché la città non sentiva il bisogno di una consulta da noi definita islamica. Siete talmenti presi da spiegare i diritti agli stranieri, che vi siete dimenticati degli italiani: i cittadini sono disgustati». (Quando Bonicalzi è rientrato in Aula dopo non aver ascoltato l’intervento, il PD ha abbandonato l’Aula per protesta, ndr)
Dalle file del centrosinistra Aldo Lamberti ha anche ipotizzato che non tutti i consiglieri leghisti condividessero la scelta, ma Bonicalzi non ha replicato su questo aspetto.
Intervento di tutt’altro genere da parte di Giuseppe De Bernardi Martignoni, che dai banchi del centrodestra è ritornato su una sua ormai lunga battaglia, quella del mancato riconoscimento delle “quote politiche” dentro la Consulta: «Quando il Pdl aveva chiesto la possibilità di inserire membro della minoranza, la proposta è stata respinta» ha spiegato, dicendo che è a suo dire una dimostrazione della strumentalizzazione del tema da parte della sinistra. Quanto alla presenza degli stranieri, De Bernardi Martignoni ha detto che «milioni di regolarizzazioni sono state fatte dalla Bossi-Fini» (e che quindi il centrodestra non ha problemi con gli immigrati) e che «il problema non sono i regolari, sono i finti asilanti, persone che vengono qui per vivere a sbafo».
La Consulta Stranieri e Apolidi è stata costituita nel 2014, comprende persone di diverse provenienze geografiche, porta avanti iniziative da tempo (ha anche una pagina Facebook) e ha proposto un ciclo di incontri rivolti non solo al tema dell’integrazione, ma anche su temi di interesse generale, come diritti e doveri, educazione, maternità, lotta alla violenza sulle donne. Tutti temi toccati da Idrissa Ndiaye nella sua relazione.
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