Primarie a Varese, il “rossoverde” De Simone scende in piazza
Ce la può fare? Il candidato più a sinistra lancia la sua candidatura con una marcia in città in 5 piazze, venerdì 5 giugno
A sentire le voci che provengono dal Pd, la competizione per le primarie cittadine si annuncia molto divertente (documenti programmatici a parte). Il primo a scendere in campo ufficialmente sarà Dino De Simone, 42 anni, ex consigliere comunale dei Ds per 8 anni, in opposizione all’allora sindaco Fumagalli. De Simone, presidente di Legambiente a Varese, parte il 5 giugno, con una marcia per le piazze della città. Sulla carta la sua candidatura sembra limitata alla zona sinistra dello schieramento, rosso e verde, per la colorazione politica di partenza, ma in realtà l’idea è quella di allargare e soprattutto di sfruttare anche i delusi dalla politica tradizionale, quelli che non vanno più a votare, e chi magari cerca un candidato meno di partito e più di movimento. A ben guardare, è curioso che sia De Simone l’alfiere di questa opzione, proprio lui che, in fondo, è un figlio della “Ditta”, il Partito, che ha iniziato a fare politica in via Monterosa, storica sede del Pci Pds, quando era un ragazzo.
Eppure, dal punto di vista tattico, De Simone potrebbe essere in partita grazie alla presenza di ben quattro candidati, almeno in questo momento. L’uomo punta soprattutto a far crescere la sua figura nel centrosinistra – e tra la gente – sperando che gli altri cavalli in corsa, anche se più forti, in qualche modo si annullino tra di loro.
Si comincia venerdì 5 giugno, quando i sostenitori del candidato lo accompagneranno in una sorta di kermesse tra 5 piazze della città, dedicata a cultura, giovani, volontariato, ambiente. Ci saranno cinque testimonial per lui. Oltre a questi va segnalato il gabinetto di guerra di De Simone, composto da Marco Fazio, presidente della cooperativa Nuova Urbanistica, Mauro Sarzi Amadè, ex segretario cittadino dei Ds, Natalino Bianchi, della corrente Ex Civati di Varese, ma anche altri.
Sulla carta, a Varese questo mondo è sempre stato più curioso del militante medio di partito, ma minoritario nella sinistra. Oggi però questa differenza potrebbe essere più un valore che un handicap.
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