Bisogna separare la previdenza dall’assistenza

Le promesse del Governo Renzi in tema di previdenza non convincono la Uil che chiede al ministro Poletti di aprire un tavolo di confronto

Convegno Fornero Uil

«Sembra che la classe lavoratrice abbia fatto del male a qualcuno». Può sembrare una battuta quella pronunciata da Antonio Massafra, segretario provinciale della Uil, all’apertura del convegno dedicato alla riforma della legge Fornero, ma in realtà non appena il sindacalista inizia a leggere i dati della ricerca del segretario confederale Domenico Proietti, nella sala Napoleonica delle Ville Ponti il brusio di sottofondo diventa silenzio. L’operazione, fatta da Monti e dall’ex ministro Elsa Fornero, vale infatti 80 miliardi di euro, un’enorme operazione di cassa fatta sulla previdenza, una manovra senza precedenti.

Se si passa al tema della mancata rivalutazione delle pensioni, la pezza messa dal Governo Renzi è peggiore del buco. Dai dati della ricerca emerge infatti che un pensionato con un trattamento pensionistico tra tre e quattro volte il minimo, cioè 1.700 euro lordi mensili, ha diritto a 3.074,88 euro lordi per i mancati adeguamenti  del 2012 e del 2013 e per gli effetti che questi hanno avuto sul 2014 e il 2015, e a un adeguamento mensile sulla pensione erogata di 70 euro lordi. «La proposta fatta dal Governo di restituire ai pensionati una quota una tantum pari a 726 euro lordi – sottolinea Proietti – è pari al 23,61% di quanto dovuto. I pensionati nell’ultimo ventennio hanno perso circa il 30 per cento del loro potere d’acquisto».

I dati pubblicati della Uil indicano che  il prelievo fiscale  per un pensionato italiano con un reddito medio sia al 21% , quasi il doppio rispetto alla media dei Paesi Ue membri dell’Ocse che si attesta al 12,66%. Se invece si passa al tema degli esodati, il peccato originale della riforma, emerge che il numero dei lavoratori “salvaguardati” è passato dai 65.000 iniziali a un totale provvisorio di 170mila. Secondo la Uil bisogna continuare l’azione di salvaguardia per tutte quelle persone che avendone diritto oggi ne sono ancora escluse.

C’è poi tutta la partita “confusa” tra previdenza e assistenza, tema di cui si discute dal 1984 e separazione diventata ormai improrogabile. Attualmente la spesa pensionistica totale è pari a 247 miliardi di euro con un’incidenza sul Pil (prodotto interno lordo) del 15,31%, ma se la si considera al netto della spesa per l’assistenza, cioè oltre 33 miliardi di euro, e delle addizionali irpef  regionali e comunali che gravano sulle pensioni per circa 43 miliardi di euro, l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil scende al 10,7%, percentuale inferiore alla media europea.

«Noi chiediamo di aprire una discussione – ha concluso il segretario nazionale Carmelo Barbagallo – oggi è più che mai necessaria per evitare di rifare gli stessi errori del governo Monti. Abbiamo quindi deciso, unitariamente, di chiedere una profonda modifica della Legge Fornero: stiamo aspettando che il ministro Poletti ci convochi. Bisogna dare flessibilità in uscita ai lavoratori, perché non tutti possono andare in pensione alla stessa età, ma bisogna farlo senza penalizzazioni. La flessibilità in uscita, poi, si deve accompagnare alla stabilità per i giovani in entrata. Quello che stanno cercando di proporre non ci piace: dobbiamo discutere. Noi siamo pronti a una discussione che porti a un accordo. Se all’inizio di settembre non ci sarà stato ancora alcun approccio, valuteremo le iniziative da mettere in campo per sollecitare il Governo».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 21 Luglio 2015
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