Arcisate Stabio, giudici perplessi ma Rfi andrà avanti
C'è un parere negativo della corte dei conti sugli smaltimenti e una citazione in tribunale della ditta estromessa. Ma davvero possono bloccare tutto? Secondo Rfi no

Ostacoli in vista al cantiere della Ferrovia Arcisate Stabio, che Rfi ha riappaltato alla Salcef di Roma, dopo la contesa con la Ics di Claudio Salini: una delibera della Corte dei conti ha dichiarato non legittima la variante del Cipe sullo smaltimento delle terre nella cava Femar di Viggiù, e inoltre la ditta estromessa dai lavori, la Ics, ha presentato un atto di citazione in tribunale a Roma contro Rfi in cui chiede danni per 10 milioni di euro.
Non è chiaro tuttavia se queste problematiche possano davvero bloccare i lavori, dopo che a luglio è stato firmato il contratto che consente alla nuova ditta di iniziare le lavorazioni, e in previsione della riapertura del cantiere vero e proprio a settembre. Secondo Rfi, la delibera della Corte dei conti non costituirà in realtà un problema perchè si tratterebbe solo di un problema burocratico di contratti: dunque è ipotizzabile che tra qualche mese possa passare una nuova scrittura al Cipe con l’aggiornamento dei costi e tutti i giustificativi. In ogni caso, Rfi (in questo vido) ha spiegato che il cantiere può riprendere su tutti gli altri fronti e che lo smaltimento delle terre è solo una parte del problema.
LA CORTE DEI CONTI
La Corte tuttavia era stata chiamata a esprimersi a giugno ha considerato “non conforme a legge la Delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica – CIPE n. 44 del 10 novembre 2014. Programma delle infrastrutture strategiche (Legge n.443/2001). Nuovo collegamento ferroviario Arcisate – Stabio: sistemazione ambientale ex cava Femar e CSFB02. Approvazione variante al progetto definitivo. CUP J31H03000530001, in quanto non ha tenuto conto dell’incremento del finanziamento dell’opera, delle modificazioni intervenute e del loro impatto economico, anche in relazione alla modifica, in sede di conversione, del D.L. n. 133/2014″.
LA CAUSA
Secondo la Salini, che ottenne nel 2006 l’appalto per 138 milioni di euro con un ribasso del 25%, questa pronuncia dovrebbe bloccare la cose. “Ad oggi, la delibera è pertanto assolutamente inefficace, essendo stata giudicata non conforme a legge da parte della Corte dei Conti divenendo non più attuabile la realizzazione dell’opera così come bandita ed aggiudicata in data 09.06.2015 – scrivono gli avvocati di Claudio Salini nell’atto di citazione contro Rfi – tale affermazione, sempre secondo le eccezioni della Corte dei Conti , sembra collidere con l’incremento di costo dell’opera di 38 milioni di euro, del quale, peraltro, non si conoscono le motivazioni, che dovrebbe trovare copertura a valere sulle maggiori risorse disponibili per il predetto Contratto di programma 2012- 2016 tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e RF/ S.p.A., non ancora approvato ai sensi di legge”.
IL FUTURO
Chi ha ragione? Il 3 agosto arriva il ministro delle infrastrutture Del Rio. Il sindaco di Induno Olona Marco Cavallin da credito a Rfi, mentre un comitato guidato dal leghista Alberto Cavallin invece spinge invece sull’ipotesi del blocco della delibera delle corte dei conti. Vedremo.
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