La ferrovia riparte, ma Salini non si arrende
L'imprenditore estromesso: "I macchinari nelle gallerie sono miei e nessuno li può toccare. Per liquidarmi mi devono pagare"
Cielo sereno sull’Arcisate Stabio, ma una nube rimane sullo sfondo. Le buone notizie sono arrivate ieri: il governo e Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo Fs Italiane) ovvero committente e stazione appaltante del cantiere ferroviario hanno garantito che si riparte con i lavori, oggi al 45%, e che la tratta varesina tra Arcisate e Stabio della ferrovia italosvizzera (la Lugano Malpensa) sarà completata alla fine del 2017. L’impresa chiamata a terminare i lavori è la Salcef di Roma, in sostituzione della Ics che ha risolto per mutuo consenso il contratto con RFI dopo la guerra sui costi e lo smaltimento delle terre da scavo all’arsenico.
Delrio: la ferrovia sarà pronta nel 2017
Il ministro depone lo striscione della vergogna
I MACCHINARI DI SALINI
Tutto sembra risolto, ma rimane da capire se la contesa giudiziaria con la ditta guidata dall’ingegner Claudio Salini sarà risolta senza problemi. Salini è infuriato, questo va detto, e già questa mattina alle 8 era pronto a dichiarare le seguenti cose. «Sono arrabbiatissimo – afferma l’imprenditore – Delrio ha dichiarato che il cantiere ripartirà a settembre, ma nelle gallerie di Arcisate ci sono ancora i miei macchinari e un gruppo di miei dipendenti che li sorveglia. Noi abbiamo fatto un atto di citazione contro Rfi e abbiamo messo nero su bianco che quei macchinari non si possono toccare. Li dovevamo cedere a Rfi, ma in cambio di un compenso economico sancito dall’accordo che avevamo preso con loro, ma ad oggi nessuno mi ha pagato. Se qualcuno tocca quei macchinari, io vado dritto alla procura della repubblica a fare denuncia».
RICHIESTA DANNI
Salini com’è noto ha chiesto i danni a Rfi per la rescissione del contratto, 10 milioni di euro. Rfi tuttavia ha osservato ieri che grazie alle decisioni prese in questi mesi, sono stati rispettati gli impegni presi a dicembre, quando l’azienda disse a chiare lettere che entro l’estate il cantiere sarebbe stato rimesso in piedi. Dalla parte dell’ottimismo gioca l’impegno personale del ministro delle infrastrutture Delrio, la presenza di una nuova ditta che ha avuto l’appalto a procedura negoziata, la grande attenzione mediatica, la presenza di tutti i soldi per finire i lavori (lo ha detto il ministro) e la possibilità di stoccare le terre da scavo nella cava Femar di Viggiù grazie alla soluzione negoziata anche con la Regione Lombardia nelle oltre trenta riunioni del tavolo regionale di coordinamento e monitoraggio. L’unico neo per rispettare i tempi previsti, è proprio il “Fattore S”: Salini. D’altronde anche Roberto Maroni, durante la conferenza stampa di lunedì mattina, lo ha brevemente accennato: «Non so se il rapporto con la ditta Salini sia proprio del tutto risolto». Salini racconta la sua verità: «Ho letto le dichiarazioni di ieri – afferma – questa notte non ho dormito. Mi hanno voluto cacciare da quel cantiere – afferma – ma io porto tutti in tribunale».
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