Difficoltà coi testimoni al processo Uva
Per la seconda volta salta l'audizione dei periti che realizzarono lo studio sulle cause della morte di Giuseppe. E così l'udienza non fornisce nuovi elementi
Nel giorno in cui sembra riaprisi il caso Cucchi, anche il caso di Giuseppe Uva riprende il suo iter in tribunale, a Varese, dove in corte d’assise si sta celebrando il processo a 2 carabinieri e 6 poliziotti per omicidio preterintenzionale. Si tratta degli agenti presenti la notte del 14 giugno 2008 nella caserma dei carabinieri di Varese dove fu portato Uva dopo essere stato fermato in via Dandolo a Varese perchè stava compiendo schiamazzi e vandalismi insieme all’amico Alberto Biggiogero.
Il processo, che si prevede terminerà in autunno, ha finora visto pochi colpi di scena e pochi elementi davvero illuminanti. C’è la testimonianza di Alberto Biggiogero che afferma di aver sentito le urla di Giuseppe quella notte, ma la stessa deposizione è stata segnata da incongruenze ed errori, ad esempio su una cena a casa propria che in realtà non ci fu.
Oggi ha deposto un consulente della parte civile, lo psichiatra Emilio Bolla e in sostanza ha affermato che Biggiogero nonostante qualche problemino sia in definitiva un testimone capace di stare in giudizio e di esprimere concetti con lucidità.
Gli avvocati della difesa hanno un po’ eccepito ma a ben guardare si tratta di una affermazione che poco sposta a quanto finora ascoltato. Piuttosto, era attesa la deposizione dei tre consulenti che nel processo di primo grado contro un medico psichiatra (assolto, come tutti i medici) stabilirono le cause della morte di Uva, con la famosa teoria del trigger, cioè dello choc dovuto a tre fattori concomitanti determinatosi per la concitazione di quella notte.
Purtroppo, per la seconda volta, non è stato possibile ascoltarli, poiché il professor Thiene ha preso il treno mentre il professor Ferrara aveva un impegno universitario. La difesa ha chiesto per tutti l’accompagnamento coatto ma la corte ha glissato. Anche il dottor Noubissie, oggi in Camerun, dovrebbe venire a testimoniare. Si tratta del professore della guardia medica che fu presente in caserma per primo e a cui il povero Uva fece qualche osservazione per il colore della pelle: Noubissie oggi è in Africa e ha inviato una lettera in cui spiega che potrebbe arrivare a fine autunno, quando il biglietto aereo gli costerà di meno.
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