Avete chiuso la camera iperbarica, adesso dove mi curo?

Una paziente del centro di Mombello si rivolge all'Asl chiedendo di poter continuare a ricevere le cure. Il centro alternativo più vicino è a Niguarda, ma per lei è difficilmente raggiungibile

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La chiusura per ragioni di sicurezza da parte dell’Asl del centro di medicina iperbarica di Mombello lascia senza terapie molti pazienti che non hanno alternative sul territorio. Pubblichiamo l’appello di Paola 


Buongiorno sono una paziente con grave malattia rara genetica degenerativa e sono paziente del centro iperbarico del Verbano. Ho letto l’articolo e segnalo le nostre cure sono state interrotte .

Ci hanno telefonato dal Centro dicendo che potevamo proseguire le cure all’ospedale più “vicino ” il Niguarda.

Bel problema per chi lavora e ha problemi di deambulazione. Alzandomi alle 5 del mattino sono andata al Niguarda dove il medico responsabile non mi voleva fare entrare perché il mio caso è complicato e non conosceva i precedenti benefici (che ho sempre avuto e comunicato ai neurologi del Niguarda ). Successivamente mi ha interrotto la cura rimettendo il mio caso al neurologo. Il neurologo ha dato l’ok naturalmente.

Nel frattempo, sto diventando completamente sorda e così diventerò presto inabile al lavoro. Io al Niguarda tutti i giorni non riesco ad andarci perché ho problemi di mobilità: per andare ci impiego 2 ore e mezzo con i mezzi pubblici da casa mia e idem tornare. La seduta in camera poi dura 2 ore . Le notizie le ho lette su Varesenews e sulla Provincia di Varese – Nessuno ne’ il Centro ne’ la Asl mi hanno più informato di nulla. sono stata ABBANDONATA senza spiegazioni.

Lo stesso vale per molti che erano in cura nella struttura di Mombello:  giovani che lavorano o anziani che non sopporterebbero una trasferta quotidiana così faticosa, molti hanno lasciato perdere la terapia a scapito della loro salute.

Io sono sempre stata visitata prima e dopo le sedute di camera iperbarica. Medicata se necessario. sgridata se dimenticavo un orologio o avevo un indumento non in cotone. Avevo il mio camice e le sovrascarpe. Se non avevo l’impegnativa in regola non accedevo alla camera iperbarica.

Prima di ogni seduta il tecnico faceva il breifing a tutti ripetendo ogni volta come si svolgeva. Il medico ci osservava tutto il tempo e interveniva a controllare tutto anche la posizione degli elastici delle maschere o se faticavo a compensare. Da fuori ci controllavano mediante le telecamere e gli oblò e ci impartivano ordini. io come non udente totale ero più seguita dal medico all’interno della camera per gli ordini.

Non ho ben capito il provvedimento della Asl perché da alcuni anni appena si abbassa l’udito vado a “recuperarlo” e tutto ha sempre funzionato con efficienza e comunque rispetto tale decisione ma chiedo altresì alla Asl come poter continuare a curarmi con l’unico sistema che mi allevia le sofferenze di una malattia degenerativa incurabile e mi salva quei 30 decibel rimasti dall’orecchio destro.

Dato che la priorità della Asl è la cura del malato chiedo alla Asl come posso continuare a fare periodiche sedute di Camera Iperbarica. Io risiedo a Varese e lavoro a Varese.

Dopo un ciclo di sedute  sono sempre riuscita a sentire meglio, vedere meglio e anche i dolori neurologici erano diminuiti con le periodiche sedute di camera iperbarica.

Ora rischio l’inabilità al lavoro e vi prego salvatemi l’udito e la vista che i medicinali non possono curare.

Se avete contatti con la Asl fate loro pervenire la mia triste richiesta.

grazie

Paola Aletti

di
Pubblicato il 15 Ottobre 2015
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