La cultura irrompe nelle primarie del centro sinistra

Sala stracolma e grande interesse per il primo confronto pubblico tra i quattro candidati. L'Arci ha riunito intorno allo stesso tavolo Dino De Simone, Davide Galimberti, Daniele Marantelli e Daniele Zanzi

Elezioni 2015, i candidati del centrosinistra a confronto

Sala stracolma e grande interesse per il primo confronto pubblico tra i quattro candidati alle primarie del centro sinistra.
L’Arci ha messo allo stesso tavolo Dino De Simone, Davide Galimberti, Daniele Marantelli e Daniele Zanzi per discutere di cultura. La formula è stata quella di un giro di domande poste da Adriano Gallina a nome dell’Arci e risposte rapide in tre minuti.

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I candidati del centrosinistra a confronto 4 di 4

D. È vero che a Varese non si fa niente? Quale piano strategico avete per la cultura?

De Simone: ci sono occasioni che abbiamo perso a causa dell’assenza di una vera politica culturale.

Zanzi: dobbiamo pensare a un’area vasta con i 37 comuni limitrofi per poter realizzare qualcosa di importante. Varese deve diventare la capitale nazionale dell’ambiente.

Galimberti: la cultura è un servizio pubblico e rientra tra le iniziative per lo sviluppo. Manca una regia da parte dell’amministrazione comunale. La città va rilanciata proprio partendo la cultura. Non sono per interventi a pioggia che non servono. Dobbiamo abbinare la cultura al turismo.

Marantelli: dobbiamo avere una vocazione europea. Abbiamo cento associazioni culturali. Il punto debole è nella frammentazione perché abbiamo bisogno di valorizzazione delle nostre realtà. Abbiamo tanto, ma anche grandi problemi di accessibilità. C’è anche un problema di qualità. Varese insieme con l’ambiente ha anche opportunità per la musica.

D. Quale entità di spesa prevedete per la cultura e quale scelte?

Zanzi: manca un coordinamento. Il numero degli assessori va ridotto drasticamente. Cultura, sport, turismo e marketing territoriale devono essere un unico.

Galimberti: si spende troppo poco ma soprattutto si incassa poco segno di scelte che non soddisfano. Occorre valorizzare chi presenta progetti seri che valorizzino la città senza dare contributi a pioggia. Occorre inventarsi qualcosa per reperire risorse economiche come i cultural bond.

Marantelli: sul tema del risorse non possiamo fare miracoli. Dobbiamo intervenire con la spending review ma anche con il funding rasing per aumentare la spesa culturale. Dobbiamo fare rete con le organizzazioni anche per partecipare ai bandi per avere risultati importanti. Il sindaco dovrà far valere il proprio peso per reperire risorse per creare nuova ricchezza aggiunta.

De Simone: occorre razionalizzare i costi. Un assessorato al marketing territoriale non ha senso. Va accorpato alla cultura. Villa Milyus è un regalo a un privato e non va fatto. Occorre avere una programmazione pluriennale per i progetti di valore. Dobbiamo lavorare per mettere in comunicazione le associazioni e partecipare a bandi economici.

D. Quale rapporto tra centro e periferie e per gli spazi pubblici per i giovani?

Galimberti: le attività culturali che vanno meglio sono quelle che si svolgono all’interno dei quartieri. C’è una maggiore copertura economica che significa che c’è una domanda in quei luoghi. Dobbiamo fare una vera ricognizione per conoscere gli spazi disponibili soprattutto fuori dal centro che tutti conosciamo. L’assegnazione va prevista in modo trasparente che premi il merito. Dobbiamo prevedere uno sportello unico per la cultura per chi propone iniziative e progetti.

Marantelli: noi abbiamo rioni e non periferie. È paradossale che le amministrazioni abbiano finora penalizzato i rioni. Noi non dobbiamo pensare solo alle elite. Le scelte comunali devono essere selettive in modo da tener conto delle diverse realtà. La cultura non si fa solo in piazza monte grappa.

De Simone: abbiamo un grande capitale sociale nella cultura ma dobbiamo portarlo in tutta la città e non con i mega progetti. Oggi abbiamo paradossi come la piramide alle Bustecche dove si facevano tante iniziative e adesso in quegli spazi piove dentro. La città va ricolorata e la cultura va portata in ogni luogo.

Zanzi: da Sant’Ambrogio io dico “vado a Varese. I miei figli dicono vado in centro”. Abbiamo molti luoghi nei rioni ma nessuno sa cosa si fa in cultura. Dobbiamo valorizzare questi spazi e anche quelli privati. Dobbiamo andare incontro alle iniziative dei rioni dove sta morendo tutto.

D. Cosa pensate del progetto del teatro, che gestione dovrà avere e che vocazione?

Marantelli: giusto intervenire sulla piazza Repubblica ma sul teatro c’è un punto debole. I 1500 posti previsti e la dimensione finanziaria sono tanti e dobbiamo vedere bene come muoverci. Noi dobbiamo avere un raccordo migliore con Milano. Nel teatro vanno organizzati anche grandi manifestazioni europee.

De Simone: vogliamo un teatro di produzione o uno commerciale? Se lo gestisce il privato con interessi solo economici non servirebbe una nuova struttura. Il teatro invece deve avere una finzione mista tra produzione e fruizione. Deve perciò avere sale diversificate anche per funzioni e capienza. Non vogliamo una cattedrale nel deserto. Dobbiamo chiedere all’attuale amministrazione di star ferma e non fare più niente.

Zanzi: noi con Varese 2.0 abbiamo sempre detto no all’attuale master plan. Abbiamo progettato una ipotesi alternativa. Il teatro deve essere modulare con una sala massima di mille posti. Abbiamo molti altri spazi come il Politeama, il cinema Vittoria. Abbiamo bisogno di un teatro dove si fanno sperimentazioni e che sia gestito dal pubblico.

Galimberti: amministrare richiede pragmatismo e realtà dei fatti. Noi abbiamo modificato in senso migliorativo il master plan per piazza Repubblica. I 17 milioni di euro della regione sono importanti per riqualificare la piazza e la caserma Garibaldi che venne acquisita sette anni fa senza far niente. Quei soldi permettono di fare interventi importanti per la riqualificazione. Il teatro c’è già, usiamolo e rivediamo l’accordo di programma per rivedere anche i conti.

Il fotografo Carlo Meazza presente in sala in conclusione di serata ha fatto un’ulteriore domanda: in caso di vittoria costruirete la moschea?

De Simone e Zanzi hanno risposto affermativamente. Più articolata invece la risposta di Galimberti, secondo cui bisognerà attendere il ricorso che la comunità islamica ha fatto contro il piano di governo del territorio (Pgt) dell’attuale giunta a guida leghista. Quindi tutto dipenderà dalla pronuncia del Tar e non da chi vincerà le prossime amministrative. Anche Marantelli ha sottolineato l’importanza del rispetto della legalità nel rapporto con  la comunità islamica che, secondo il deputato del Pd, a Varese è sempre stato serio e senza problemi.

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Pubblicato il 28 Novembre 2015
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da emy64

    ma è mai possibile che si debba sempre scegliere tra politici e gente che nella vita non ha mai fatto nulla di concreto? Una persona che cerca lavoro viene scelta in base ad un curriculum ed alle proprie capacita,possibile che a Varese non ci sia un imprenditore onesto a capace che si candidi? amministrare una città vuol dire dirigere una grande azienda,ci vuole un manager non un politico o un professore.

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