“Ho fatto la Spartan Race…scalzo”

Davide Maccagnan ha deciso di correre la Spartan Race a piedi nudi: "Sono scalzista da anni e ho deciso di mettermi alla prova"

spartan race

Neanche gli spartani veri, quelli di 3.000 anni fa, andavano in battaglia scalzi. E neanche una delle migliaia di persone che ha rivissuto quel periodo alla Spartan Race ha mai pensato di farlo. O quasi. Perché Davide Maccagnan, un ragazzo di Busto Arsizio che da anni vive a piedi nudi, ha deciso di correre la gara. E di farlo scalzo.

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«Non è stato semplice -racconta- perché il percorso ovviamente non è pensato per essere percorso a piedi nudi» e se già di suo propone molti ostacoli, da scalzi «bisogna stare attenti ad ogni passo». Tra sassi appuntiti, legni spezzati, cocci di vetro e i ricci delle castagne «ho fatto tutte le parti di corsa guardando bene a dove mettevo ogni passo» senza dimenticare il fatto che «nel fango la pelle nuda non ha molta aderenza». Disagi che però sono stati compensati da un piccolo vantaggio: «entrando e uscendo dalle vasche, le scarpe si impregnano di acqua e fango e rendendo difficile la corsa; un problema che io non ho avuto».

Ma perché correre questa gara a piedi nudi? «Io sono scalzista da anni -continua Davide- e volevo mettermi alla prova facendo anche il percorso più lungo e difficile da oltre 13 chilometri, volevo provare a superare i miei limiti». Proprio in vista della gara negli scorsi mesi «ho corso spesso nei boschi per rafforzare la pelle del piede» e i risultati ci sono stati: «mi sono fatto solo qualche graffio e un livido, niente di più». Il vero problema è stato «la corsa, dato che non sono un corridore, ma l’anno prossimo vorrei allenarmi di più e ripetere l’esperienza».

Esperienza che già quest’anno ha lasciato momenti curiosi: «appena arrivato mi hanno dato il chip per i tempi della gara dicendomi che dovevo attaccarlo alle scarpe, alla partenza molti di quelli che avevano già corso la gara mi guardavano stupiti dicevano che me ne sarei pentito e all’arrivo i giudici mi hanno chiesto se avessi perso le scarpe lungo il percorso ma durante la gara in molti mi fermavano per farmi i complimenti per il coraggio». Un coraggio che non avevano neanche gli spartani, quelli veri.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Giugno 2016
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