Direzione Nazionale Antimafia: “Legalizzate la cannabis”

Oggi inizia alla Camera la discussione della legge per la legalizzazione della cannabis con l'appoggio della Direzione Nazionale Antimafia: "Il mercato ha ormai l'ampiezze di quello della Coca Cola"

cannabis

Parere positivo per tutte le proposte di legge che mirano a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati“. A dirlo è la Direzione Nazionale Antimafia nel suo dossier di 17 pagine presentato dal Procuratore Franco Roberti in Parlamento alla vigilia della discussione sulla legge per la legalizzazione della cannabis in Italia.

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I punti della legge sulla Legalizzazione della Cannabis 4 di 8

Lunedì 25 luglio, infatti, la Camera dei Deputati inizierà a discutere del disegno di legge sulla cannabis legale, frutto del lavoro dell’intergruppo parlamentare che nel giro di un anno ha raccolto le adesioni di oltre 200 tra deputati e senatori. Nel fascicolo consegnato dai magistrati antimafia si legge che “i sequestri di cannabis sono, a seconda degli anni, dalle 100 alle 150 volte di più di quelli di eroina e cocaina e 8.000 volte maggiori di quelle delle droghe sintetiche” e questo significa che “sequestriamo in misura infinitamente più ampia la sostanza meno dannosa rispetto a quelle più nocive se non letali“. Un sistema proibizionistico definito “evidentemente non razionale” che ha portato ad oltre 27.000 denunce per spaccio o produzione di marijuana nel solo biennio 2014 – 2015. Numeri e dati che si traducono nel fatto che “sul fronte repressivo della cannabis impegniamo la metà delle forze che abbiamo a disposizione per contrastare il narcotraffico e il riciclaggio”.

Agenti e soldi al lavoro per cercare di arginare “un mercato che ha ormai l’ampiezza di quello della Coca Cola”. Proprio per questo, secondo la DNA, l’addio al proibizionismo non dev’essere più posticipato per i motivi che vengono sintetizzati in 6 punti. Eccoli:

1) ad una rilevante liberazione di risorse umane e finanziarie in diversi comparti della Pubblica Amministrazione;
2) ad una ancora più importante liberazione di risorse nel settore della Giustizia, dove sono decine di migliaia procedimenti penali che richiedono l’impegno di Magistrati, Cancellieri ed Ufficiali Giudiziari, con risultati spesso del tutto inconcludenti in quanto vengono irrogate sanzioni che rimangono sulla carta;
3) ad una perdita secca di importanti risorse finanziarie, per le mafie e per il sottobosco criminale che, ad oggi, hanno monopolio del traffico;
4) ad una contestuale acquisizione di risorse finanziarie per lo Stato, attraverso la riscossione delle accise;
5) al prosciugamento, in una più ampia prospettiva di legalizzazione a livello europeo, di risorse economiche e finanziarie per il terrorismo integralista che controlla la produzione Afgana di cannabis;
6) in conclusione, ad un vero rilancio – attraverso la liberazione e l’acquisizione delle predette risorse – dell’azione strategica di contrasto, che deve mirare ad incidere sugli aspetti (davvero intollerabili) di aggressione e minaccia che il narcotraffico porta sia alla salute pubblica (attraverso la diffusione di droghe pesanti e sintetiche) che all’economia ed alla libera concorrenza (attraverso il riciclaggio).

In ogni caso i magistrati antimafia considerano che se anche tutto ciò non dovesse realizzarsi la legalizzazione avrebbe comunque un innegabile vantaggio dal momento che “la repressione ha fornito un altro vantaggio alla cannabis: la fascinazione del proibito“. La DNA ha comunque espresso quale perplessità sulla possibilità di autorizzazione della coltivazione casalinga o in forme associate che potete leggere consultando il documento integrale disponibile qui.

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Luglio 2016
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