Trasporti pubblici transfrontalieri, la Regione scrive a Roma

L'assessore Brianza e il presidente Maroni chiedono una revisione degli accordi bilaterali tra Italia e Svizzera che impediscono linee autobus di trasporto pubblico locale a vantaggio anche dei 60.000 frontalieri

La questione frontalieri va vista nell\'insieme delle problematiche del nostro territorio di frontiera

“Con una lettera del Presidente Maroni indirizzata al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, abbiamo sollecitato il Governo affinché intervenga rapidamente per risolvere la questione relativa alle problematiche riguardanti i trasporti transfrontalieri, coinvolgendo Regione Lombardia nelle trattative afferenti gli accordi internazionali tra Italia e Svizzera”. Lo ha dichiarato l’assessore di Regione Lombardia e delegata ai rapporti con la confederazione Elvetica, Francesca Brianza.

“L’attuale quadro normativo -spiega l’assessore- impedisce che vi siano linee autobus di trasporto pubblico locale che possano esercitare un normale servizio a vantaggio anche dei 60.000 frontalieri che ogni giorno si recano sul posto di lavoro, obbligandoli a spostamenti in auto e quindi causando notevoli disagi sia a livello viabilistico che ambientale”.

In particolare, la Commissione Speciale Lombardia-Svizzera del Consiglio Regionale, ha approvato all’unanimità una risoluzione sul tema il 21 luglio scorso, impegnando la Giunta affinché solleciti il Governo e l’Unione Europea a prendere provvedimenti in materia; il problema affligge infatti anche gli NCC (noleggio con conducente) che hanno difficoltà, ad esempio, a trasportare i clienti da Malpensa al Canton Ticino.

La ‘tassa di collegamento’ di 3,5 franchi svizzeri al giorno per posto auto, introdotta lo scorso 5 giugno dal Canton Ticino in seguito al referendum che ha approvato la modifica alla legge sui trasporti pubblici rischia, ancora una volta, di ricadere sui lavoratori frontalieri impiegati in aziende che dispongono di più di 50 posti auto per i dipendenti e, si stima, l’aggravio sulle tasche dei lavoratori frontalieri, potrebbe pesare fino a 9 milioni di franchi svizzeri all’anno; serve dunque fornire alternative all’utilizzo dell’auto”.

“E’ assurdo -continua Brianza- che i limiti imposti dalla burocrazie e dalla mancata revisione degli accordi internazionali, impediscano di utilizzare mezzi come ad esempio gli autobus per il trasporto dei lavoratori frontalieri. La regione Lombardia è da tempo divisa dal Canton Ticino da un muro virtuale fatto di scartoffie romane ”. “Auspico -conclude- che il Governo agisca rapidamente per sanare questa situazione, impedendo che interventi mancati o tardivi ricadano pesantemente ancora una volta sugli oltre 60.000 frontalieri già sufficientemente vessati”.

La risoluzione di queste problematiche permetterebbe inoltre maggiore e migliore partecipazione al bando Interreg 2014-2020 appena apertosi, dal momento che sull’asse ‘mobilità integrata e sostenibile’ transfrontaliera, l’Unione Europea ha stanziato oltre 28 milioni di euro.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Settembre 2016
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