Alla Liuc una giornata dedicata a Paolo Baffi

L'incontro si terrà sabato 12 novembre presso la biblioteca della Liuc. Baffi fu governatore della Banca d'Italia dal 19 agosto 1975 al 7 ottobre 1979

Liuc generico

Sabato 12 novembre alle ore 10 presso la biblioteca Mario Rostoni della Liuc – Università Cattaneo di Castellanza verrà presentato il libro “Servitore dell’interesse pubblico” curato da Beniamino Andrea Piccone e pubblicato da Aragno editore. Il libro ripercorre il carteggio del governatore della Banca d’Italia,  Paolo Baffi, con i principali attori della politica e dell’economia italiana negli anni 1937-1989. Una rilettura di un intero periodo storico segnato da eventi complessi e travagliati per il nostro Paese. La parabola umana e professionale di Paolo Baffi emerge nella coerenza di pensiero e azione di un governatore che ha saputo vivere compiutamente il suo ruolo a servizio dell’interesse pubblico. Interverranno:  Rodolfo Helg, direttore della scuola di economia e management della Liuc, Sergio Di Nola docente di diritto commerciale della Liuc, Vittorio Coda professore emerito dell’ Università Bocconi e Beniamino Andrea Piccone docente di sistema finanziario della Liuc.

Chi era Paolo Baffi (fonte Treccani)– Nacque a Broni, nell’Oltrepò pavese, il 5 agosto 1911, figlio unico di Giovanni e di Giuseppina Lolla. Il padre, figlio di un piccolo coltivatore, morì quando Paolo aveva solo quattro anni e fu la madre a provvedere ai bisogni della famiglia lavorando come sarta. Diplomatosi ragioniere all’Istituto tecnico Bordoni di Pavia nel 1928, grazie a una borsa di studio poté iscriversi all’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano. Si laureò nel 1932 con una tesi dedicata alla depressione economica mondiale. Baffi diventò assistente alla cattedra di statistica di Giorgio Mortara dove rimase dal 1929 al 1936.

Con l’elaborazione della legge bancaria del 1936, che conferiva alla Banca d’Italia estesi poteri di vigilanza sulle banche, nacque  l’esigenza di raccogliere ed elaborare una grande massa di dati sul credito bancario, settore per settore. Il governatore Vincenzo Azzolini decise perciò di rifondare il Servizio studi della Banca, dotandolo delle necessarie risorse, soprattutto umane. Per l’organizzazione del servizio e per l’impostazione delle statistiche chiese la consulenza di Mortara, e chiamò alcuni fra i giovani più brillanti del mondo universitario: Baffi fu assunto dalla Banca d’Italia nel marzo 1936 e impostò con Mortara il lavoro sulle statistiche creditizie.  Durante il conflitto mondiale Baffi fu ufficiale di complemento a Pola, Roma e Cassino. Si trovava a Roma, nel giugno 1944, quando le truppe alleate liberarono la capitale.

All’inizio del 1945, dopo la nomina di Luigi Einaudi a governatore della Banca, Baffi assunse la guida del Servizio studi (avrebbe avuto il grado di capo servizio nel 1952). Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta Baffi collaborò con il governatore Menichella, sviluppando gli studi sui fattori di variazione della massa monetaria, sulla posizione finanziaria e di liquidità dei singoli settori economici, sullo sviluppo economico italiano e sull’integrazione europea. Nel 1953-54 fu membro della Commissione Giacchi (dal nome del presidente) per la riforma dello statuto dell’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale): stese la relazione di minoranza, nella quale si sosteneva che non era auspicabile un ampliamento delle funzioni dell’IRI e la costituzione di un ministero delle Partecipazioni statali.

Baffi diresse il Servizio studi della Banca d’Italia fino al 1956, quando, nel febbraio, fu promosso consigliere economico della Banca dei regolamenti internazionali. Nell’agosto 1960 Menichella lasciò la Banca: Guido Carli divenne governatore e Baffi fu nominato direttore generale (18 agosto). Fu governatore della Banca d’Italia dal 19 agosto 1975 al 7 ottobre 1979: un quadriennio di gravi difficoltà economiche per il mondo – i repentini aumenti del prezzo del petrolio, l’inedito connubio tra inflazione e disoccupazione, per il quale fu coniato il nuovo termine di stagflazione – e per l’Italia, afflitta da un deficit pubblico crescente e appesantita da un sistema di indicizzazione dei salari troppo sensibile (nel gennaio 1975 sindacati e Confindustria avevano siglato l’accordo sul ‘punto unico’ di contingenza).

Nel marzo 1979 il governatore Baffi e Mario Sarcinelli, vicedirettore generale, furono incriminati per interesse privato in atti d’ufficio e favoreggiamento: erano accusati di non aver trasmesso all’autorità giudiziaria i risultati di un’ispezione al Credito industriale sardo, una banca i cui finanziamenti all’industria chimica SIR (Società italiana resine, controllata da Nino Rovelli) erano oggetto di indagine da parte della magistratura. Il proscioglimento dall’accusa – costato a Sarcinelli il carcere, risparmiato a Baffi solo in ragione dell’età – sarebbe arrivato (ancora in fase istruttoria) con la sentenza dell’11 giugno 1981, ma, per garantire alla Banca una guida non intaccata da sospetti, Baffi aveva preferito lasciare la carica: le sue dimissioni ebbero effetto il 7 ottobre 1979. Nonostante gli attestati di stima e le testimonianze pubbliche di economisti, uomini di cultura ed esponenti politici, l’episodio lo amareggiò profondamente. In un intervento del 1989 tornò sull’argomento respingendo la critica, formulata dal giudice istruttore che lo aveva assolto, di scarsa ponderazione da parte degli amministratori dell’IMI nel deliberare alcuni finanziamenti alla SIR. Sui retroscena di questa incriminazione, destinata ad avere un forte impatto sulla Banca d’Italia, non è ancora stata svolta un’indagine storica adeguatamente documentata. Morì a Roma il 4 agosto 1989.

 

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Pubblicato il 06 Novembre 2016
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