Milano, storia di una rinascita

Le bombe, la ricostruzione di case e monumenti ma anche la rinascita culturale e industriale: in mostra a Palazzo Morando fino al 12 gennaio

Galleria Vittorio Emanuele Milano

Dalle notti scure con la paura dei bombardamenti alla “dolce vita” milanese rappresentata dalla Lambretta. Dalle bombe che devastarono la Scala alla Guernica di Picasso esposta a due passi dal duomo. Dalla fame dell’inverno di guerra alle sperimentazioni in architettura, con il quartiere QT8 all’ombra del Monte Stella creato con le macerie. La mostra “Milano storia di una rinascita” racconta la città nel periodo compreso tra il 25 luglio 1943 e i primi anni Cinquanta, tra i bombardamenti e una ricostruzione che fu anche rinascita civile e culturale: è aperta ancora per tre settimane, fino al 12 febbraio, a Palazzo Morando

(nella foto in alto: operai al lavoro, nel 1948, per la ricostruzione della Galleria Vittorio Emanuele, distrutta dai bombardamenti dell’agosto 1943).

La prima parte della mostra, allestita in stanze a sfondo nero, racconta i due anni tra l’estate del 1943 e la primavera del 1945: per quanto vi siano state sporadiche incursioni precedenti, i bombardamenti più pesanti subìti dalla città risalgono infatti a questo biennio. Bombardamenti strategici – quelli diurni che colpivano le fabbriche e i depositi per diminuire la capacità bellica – e bombardamenti terroristici – quelli notturni che colpivano l’abitato per uccidere e terrorizzare la popolazione. Ad accompagnare ci sono molte immagini storiche, ma anche oggetti originali come le biciclette dell’epoca, una sirene d’allarme, un involucro di bomba da 225 kg, i “bengala” illuminanti lanciati dai pathfinder, gli aerei che aprivano la strada ai bombardamenti notturni. E ancora le riproduzioni delle gabbie di protezione con sacchetti di sabbia che proteggevano gli ingressi dei rifugi e i principali monumenti: tra le altre una sezione specifica è dedicata all’opera di protezione degli edifici storici e delle opere d’arte. Il fenomeno degli “sfollati” introduce il germe di un elemento che segnerà il dopoguerra: il rafforzamento del ruolo della provincia, come luogo di residenza e produzione, e l’allargarsi della metropoli. La stanza delle proiezioni, con i cinegiornali Luce, contribuisce a calarsi ancor più nel clima cupo della Milano bombardata (senza dimenticarsi che si trattava di propaganda, anche se non è esplicitamente indicato).

Milano Storia di una rinascita

Le ultime foto dei giorni della Liberazione accompagnano al repentino cambio di ambiente della seconda parte della mostra, quella dedicata alla ricostruzione: le pareti bianche aprono lo sguardo e accompagnano nella scoperta degli anni (comunque duri, ma pieni di speranza) della rinascita di Milano. Le immagini storiche raccontano l’immane opera di smaltimento delle macerie (con la nascita del Monte Stella, l’unica collina di Milano), il restauro dei monumenti come la Galleria e Santa Maria delle Grazie, la ricostruzione di interi brani di città (un’intensa stagione dell’architettura contemporanea), la rinata politica culturale, che trova i suoi momenti d’apice nella riapertura della Scala con il concerto di Toscanini e nell’esposizione di Guernica di Pablo Picasso nel salone delle Cariatidi di Palazzo Reale (ancora oggi segnato dalle distruzioni belliche). E poi ci sono anche i simboli della rinascita industriale già orientata al consumo di massa, con la lavatrice Candy, la Lambretta ideata dalla Innocenti, i primi oggetti di design milanese: un racconto che è legato strettamente alla città di Milano ma che anticipa i mutamenti del costume dell’Italia intera.

 

Milano storia di una rinascita – 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzione
Palazzo Morando, via Sant’Andrea 6, Milano
fino al 12 febbraio 2017
Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica: 10.00 – 20.00; giovedì: 10.00 – 22.30; lunedì chiuso; il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura

www.milanostoriadiunarinascita.it/

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 24 Gennaio 2017
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