Il lavoro non sporca, la fabbrica metalmeccanica è cambiata
Assolombarda lancia il progetto #ItaliaMeccatronica per fare una nuova narrazione del comparto fondata sui quattro motori che lo alimentano: l’uomo, l’impresa, l’ingegno e l’universo
Edmondo De Amicis nel libro “Cuore” scriveva: «Il lavoro non insudicia. Non dir mai d’un operaio che vien dal lavoro: è sporco». Eppure negli ultimi anni la bontà o meno di un lavoro è stata messa in stretta relazione alla sua capacità o meno di insudiciare. Il popolo italiano con il benessere si è infatti scoperto più incline a vestire il colletto bianco piuttosto che a sporcarsi le mani in officina con olio e grasso anche quando le metalmeccaniche e le siderurgie sono state profondamente cambiate dalla tecnologia. Basterebbe fare un giro alla Cb Ferrari di Mornago, alla gloriosa Secondo Mona di Somma Lombardo o alla AgustaWestland di Vergiate, corazzata del gruppo Leonardo Finmeccanica, per rendersi conto che le nuove officine sono tutt’altra cosa.
Gianluigi Casati, presidente della Piccola industria di Univa e imprenditore a capo di una fonderia, dovendo spiegare ai giovani com’è oggi una fabbrica dove si lavorano i metalli, inizia sempre da ciò che non è: «La fonderia non è un inferno». La sua non è una difesa d’ufficio ma la reazione a un luogo comune che sovrappone alla fabbrica contemporanea vecchie immagini, appunto, infernali dove gli sbuffi di vapore si fanno largo nell’oscurità e la sicurezza è sempre a repentaglio. La Casati non è nulla di tutto questo, anzi è una fonderia moderna e digitalizzata dove il passaggio all’industria 4.0 è stato finanziato con l’emissione di un minibond (un prestito obbligazionario), il secondo in provincia di Varese.
UNA NUOVA NARRAZIONE 4.0
Per ribaltare l’immaginario collettivo sulla fabbrica, intriso di luoghi comuni, Assolombarda ha ideato il progetto #ItaliaMeccatronica per fare una nuova narrazione del comparto fondata sui quattro motori che lo alimentano: l’uomo, l’impresa, l’ingegno e l’universo. La meccatronica altro non è che l’evoluzione della metalmeccanica dove convergono meccanica, elettronica e informatica aprendo opportunità fino a ieri inimmaginabili. Un’evoluzione che oltre alla tecnologia include l’organizzazione, la sicurezza e l’industria 4.0.
I QUATTRO MOTORI
Il primo motore è rappresentato dall’uomo meccatronico perché la grande evoluzione delle imprese è sicuramente merito delle competenze e del talento degli uomini e delle donne che vi operano. Il secondo motore è rappresentato dall’impresa meccatronica, perché il cambiamento per la prima volta non ha riguardato soltanto i processi produttivi, ma anche il modo stesso di fare impresa. Il terzo motore è l’ingegno meccatronico, ovvero il prodotto del lavoro delle aziende e dei tecnici che vi lavorano. Il quarto motore, l’universo meccatronico, è formato dall’ecosistema di relazioni, connessioni e valori che lega le imprese al territorio, ai cittadini, alle istituzioni, alle associazioni.
UN SETTORE CON NUMERI DA PRIMATO
I dati forniti da Diego Andreis, presidente del gruppo Meccatronica di Assolombarda, lasciano pochi dubbi sull’importanza di questo settore che genera 200 miliardi di export, dà lavoro a 1,6 milioni di addetti, realizza l’85% della produzione ad alta e medio-alta tecnologia. Numeri che giustificano la necessità di un riposizionamento del settore sganciandolo da alcuni stereotipi non più corrispondenti alla realtà.
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