Migranti: forse un fastidio…

Al Maglio di Ghirla, organizzata dalla Caritas diocesana di Como, moderatore Simone Maritan, presidente Agrisol, venerdì 9 giugno si è svolta una distesa e partecipata serata sul tema: “Il fenomeno migratorio in Italia, difficoltà e risorse per i territori”

Migranti: forse un fastidio...

Al Maglio di Ghirla, organizzata dalla Caritas diocesana di Como, moderatore Simone Maritan, presidente Agrisol, venerdì 9 giugno si è svolta una distesa e partecipata serata sul tema: “Il fenomeno migratorio in Italia, difficoltà e risorse per i territori”.
Graditi ospiti, oltre numerosi sindaci delle nostre Valli Varesine, Giorgio Piccolo, presidente della Comunità Montana Valli del Verbano e Maurizio Mozzanica, presidente della Comunità Montana del Piambello, che ha fatto gli onori di casa, salutando i presenti e ricordando come il problema delle migrazioni sia sentito e riguardi da vicino anche gli amministratori locali.

Importante e fondamentale l’intervento di don Roberto Bernasconi, direttore Caritas diocesana di Como, che ha spiegato i motivi per cui Caritas si occupa di migrazioni, domanda spesso motivata da diffidenza, incomprensione, disinformazione e chiusura nei propri recinti. La risposta è semplice: la missione di Caritas è di occuparsi delle persone, mettendo al primo posto chi è in difficoltà, chi è ultimo, chi è diverso, chi è scartato e non ha più la percezione di essere uomo o donna. Papa Francesco ci ricorda sempre che essere cristiani è il frutto di un incontro con persone vive non di una parte della comunità, ma di tutta la comunità, che da questo incontro deve ricavare le motivazioni per la sua opera di evangelizzazione nel mondo.

Abbiamo il dovere di stare con le persone e le situazioni che la storia di oggi ci consegna, tra cui rientrano in modo non residuale, ma primario, anche i migranti. La loro accoglienza deve portarci ad elaborare progetti sociali e politici che possono condurre ad una crescita della coscienza civica delle nostre comunità. Dobbiamo imparare a guardare il mondo non dall’alto delle nostre certezze, ma dalla loro condizione di debolezza, che diventa forza perché ci insegna a fidarci, a sapere cogliere il bello di progettare insieme. Solo così potremo afferrare la grande opportunità che abbiamo di riprogettare il nostro territorio e le nostre comunità, perché possano diventare casa comune in un mondo globalizzato.

Paolo Biella, direttore di Agrisol, ha esordito dicendo che conoscere rende capaci di orientarsi verso un’approvazione e una comprensione del fenomeno migratorio. Ha poi raccontato, attraverso un excursus di dati, i motivi (guerre, povertà, carestie e fattori climatici), che creano spostamenti di popolazioni di carattere biblico, previsti in aumento nei prossimi anni.
Oggi, quindi, la migrazione non è più una emergenza, ma va gestita in modo strutturale e sistematico, in modo che possa diventare sia per le persone che per il territorio una ricchezza.
L’esperienza degli “altri” ci è portata da Luigi Montagnini, medico collaboratore di Medici senza Frontiere, organizzazione che ha iniziato ad operare come soccorso sanitario alle popolazioni, ma oggi sente l’esigenza morale di fare conoscere il fenomeno migratorio, nato dalla necessità imprescindibile che un uomo, vittima di violenza o fame, non può non partire per cercare una sicurezza per sé e per la propria famiglia.

Fabio Passera (sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca) racconta che Agrisol ha realizzato nel suo Comune la prima accoglienza di migranti, caratterizzata inizialmente da paure, dubbi e resistenze da parte della popolazione. Non sapeva bene a che cosa andasse incontro, ma per i convincimenti etici e religiosi alla base del suo mandato di amministratore, decise di non subire, ma di affrontare il fenomeno migratorio. Con la collaborazione del parroco e di Agrisol, pian piano l’integrazione è decollata. Oggi il Comune ha messo a disposizione un immobile e accoglie dieci ragazzi, con i quali sono stati attuati anche percorsi di integrazione di tipo lavorativo, tramite lavori socialmente utili.
A tutti gli amministratori dice che se si hanno coraggio e fantasia, anche ciò che all’inizio può sembrare un problema, pian piano diventa una ricchezza. E’ orgoglioso di avere dato un senso al suo mandato, compiendo un gesto da uomo e da cristiano.
Valerio Peruggia, sindaco di Dumenza, dopo i primi momenti di incertezza e di rifiuto, oggi è contento di avere dato avvio a questo progetto di accoglienza, condiviso con la parrocchia. Sta raccogliendo anche gli elogi dei suoi cittadini perché i migranti, impegnati nei lavori socialmente utili, hanno reso Dumenza un paese pulito, con nessuna spesa a carico del Comune, in quanto Agrisol ha messo a disposizione il personale, le attrezzature e stipulato le assicurazioni.

Il parroco di Dumenza, don Corrado, dice che la prima telefonata per accogliere i migranti lo ha lasciato titubante, ma non ci ha pensato molto. Sono uomini e donne nel bisogno, quindi, dopo un confronto appassionato col sindaco, ha deciso di ospitare, mettendo a disposizione un alloggio parrocchiale. Anche se all’inizio Dumenza non ha accolto con entusiasmo, oggi i migranti sono integrati e partecipano alle cose semplici della vita quotidiana. Per lui fanno parte della comunità e sono trattati allo stesso modo di tutti gli altri suoi parrocchiani: occorre vivere insieme comprendendosi.
Anche il diacono Giorgio Campoleoni afferma che l’uomo deve sempre mettersi in gioco: quando qualcuno ha bisogno occorre aiutarlo. Forti dell’esperienza dell’anno scorso (i migranti ospiti avevano realizzato un orto su un terreno incolto e venduto alla popolazione i prodotti, donandone per gratitudine il ricavato alla parrocchia), quest’anno si sta realizzando un vero e proprio progetto agricolo: si è dato vita a un orto di 2000 mq. Tutti i giorni i ragazzi sono lì a coltivare, zappare, bagnare. Qualcuno passa e grida: ”Bravi!”.

Conclude la serata Roberto Bernasconi, confermando la bontà del cammino intrapreso e auspicando che le forze vive religiose e civili camminino insieme, non su un percorso di conservazione, ma pur superando varie fatiche, ritrovino il coraggio di guardare al futuro: solo così potranno nascere comunità vive e diverse.

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Pubblicato il 13 Giugno 2017
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