Lidia Macchi, il dna non arriva e la procura si arrabbia

La corte chiede per la seconda volta all'ufficio Gip se sono terminate le indagini sui resti della povera vittima. La Pg Gualdi: "Risposta quasi offensiva"

Processo Lidia Macchi

Mentre il processo per l’omicidio della povera Lidia Macchi è in corso e terminerà da calendario a dicembre, le indagini a loro volta sono in corso. Come sia possibile, è presto detto.

(foto sopra, la procuratrice generale Gemma Gualdi)

Il codice prevede che anche a processo iniziato si possano svolgere comunque accertamenti, come quelli sui resti riesumati della salma, che i periti di Milano hanno effettuato da un anno a questa parte. Ma il fatto che ancora non siano terminati ha innervosito, oggi, persino l’accusa.

La corte d’assise alla scorsa udienza ha infatti chiesto all’ufficio Gip quando pensassero di terminare le operazioni peritali. La risposta giunta in aula questa mattina, è stata stringata: l’incidente probatorio è ancora in corso.

Processo Lidia Macchi

(La corte d’assise presieduta dal giudice Orazio Muscato)

La procuratrice generale Gemma Gualdi, che sostiene l’accusa al processo, è sbottata: “Trovo quasi oltraggiosa questa risposta – ha detto – le operazioni dovrebbero essere concluse almeno entro il mese di ottobre. Non è pensabile che io possa concludere il processo senza questi accertamenti che potrebbero esplosivi o irrilevanti alla fine dell’accusa”. Anche l’avvocato difensore di Binda Sergio Martelli si è associato a queste parole, tanto che il presidente della corte d’assise Orazio Muscato ha scritto una nuova lettera all’ufficio Gip di Varese, chiedendo di integrare la risposta firmata da una cancelliera in data 25 settembre, specificando la presumibile data di chiusura delle operazioni peritali, la cui possibile rilevanza, ha detto il giudice, è di tutta evidenza.

Resta da capire che cosa avranno trovato tra i poveri resti della vittima i tecnici incaricati: di certo non dev’essere stato facile, dopo tanti anni, indagare scientificamente su quei resti e il fatto che ancora non se ne sappia nulla è certamente indice delle tante difficoltà trovate. In aula, oggi, venerdì 29 settembre sono sfilati vari testimoni, dal criminologo Franco Posa, a un ex poliziotto, ad alcune persone che all’epoca erano alla famosa gita di Pragelato, fino al medico curante di Stefano Binda. L’impressione p che si sia trattato tuttavia di testimonianze di secondo piano rispetto a quanto già emerso. Si riprende il 13 ottobre.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 29 Settembre 2017
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