Droni svizzeri sul confine: il Varesotto dorme sonni tranquilli

Mentre nell'area comasca il rumore del drone che sorveglia la frontiera suscita polemiche e proteste, nei paesi di confine del Varesotto il rumore non è percepito

Avarie

(nella foto, tratta dal sito DronEzine.it, il drone in funzione sul confine italo-svizzero)

Tappi nelle orecchie, incubi notturni e sonno disturbato. Sul confine italo-svizzero nei paesi ticinesi e comaschi sembra che la questione sia seria, tanto da aver generato esposti, prese di posizione dei sindaci e, per qualcuno, addirittura la decisione di cambiare casa.

Il drone in uso sulla linea di confine da parte delle forze di polizia del Canton Ticino disturba, suscita dibattito, in qualcuno anche truci propositi di vendetta tramite abbattimento del drone stesso.

Il rumore del “guardiano” della frontiera, sembra però non superare l’invisibile confine tra la provincia di Como e quella di Varese. A Colleverde, pochi chilometri in là, sul confine ma nel Comasco, il drone non ti fa dormire, nel Varesotto il sonno è più che tranquillo.

Interpellati i sindaci dei paesi della provincia di Varese che stanno proprio sulla linea di confine, sostengono non solo di non avere un problema di inquinamento acustico da drone, ma di non averli proprio mai sentiti.

«Io personalmente non li ho mai visti né sentiti, e dire che abito a 200 metri circa dalla linea di confine – dice il vicesindaco di Saltrio  Giuseppe Franzi – Non solo, ma non abbiamo mai ricevuto lamentele o anche solo segnalazioni dai cittadini».

Notti tranquille, anzi tranquillissime, anche nella zona di frontiera che corre nel Luinese.

«I droni? Sì, sappiamo che ci sono, ma in questi anni non ho mai sentito nessuno lamentarsi. In tanti dicono: “di notte passano i droni”. È probabile, ma io non li ho mai sentiti la notte, e la mia casa è molto a ridosso del confine di Stato». A parlare è Domenico Rigazzi, sindaco di Cremenaga, paese che confina con il Canton Ticino, appena guadato il fiume,  dove c’è anche la dogana.

Gli svizzeri avvisano del passaggio? «No, noi come Comune di frontiera non siamo mai stati avvisati, neppure per conoscenza, del passaggio dei droni. Del resto gli svizzeri operano nel loro spazio aereo. I contatti con le autorità italiane su questo tema avvengono, credo, a livello ministeriale, nell’ambito delle relazioni tra Stati».

Anche Arnaldo Tordi, “vicino di casa” di Cremenaga perché sindaco di Cadegliano Viconago, di droni non ne ha mai sentiti. «Sì, ho letto anche io di questo problema avvertito in provincia di Como, ma in paese nessuno è mai venuto a lamentarsi per aver sentito, o addirittura visto velivoli di questo genere. Si deve tenere conto che il confine corre proprio sulla Tresa che genera una valle non estesa, ma molto aperta e sarebbe facile scorgere un velivolo anche in territorio svizzero. Cosa che avviene sporadicamente, invece, in territorio italiano con l’elicottero della Guardia di Finanza».

L’unico sindaco che i droni li vede e li sente è quello di Clivio, paese con due valichi e un lungo tratto di territorio confinante con il Canton Ticino: «Certo, si sentono – dice Peppino Galli – ma non danno fastidio, anzi ben venga che ci sono dal momento che controllano il territorio e dunque sono un ulteriore fattore di sicurezza; rumore poco, li senti più che altro d’estate, quando hai le finestre aperte o stai fuori, ma d’inverno è come se non ci fossero».

Cittadini che si lamentano? «No, se ne parla qualche volta, ma così, chiacchiere da bar. Lamentele vere e proprie non ne ho mai ricevute. E d’altronde non si può chiedere più sicurezza e poi lamentarsi perché il drone fa rumore».

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Pubblicato il 27 Febbraio 2018
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