Si rimette mano al Piano d’Emergenza Comunale
Il Comitato Difesa dalle Inondazioni dice che non è conforme, ha scritto a Roma,ha ottenuto una lettera. Intanto si lavora a un nuovo testo

È un tema che a Cassano Magnago ricompare ciclicamente, per la pervicace attenzione del locale “Comitato di difesa dalle inondazioni“. Parliamo appunto delle misure di prevenzione del rischio idrico e idrogeologico. Anzi, in questo caso, dello strumento che riassume i rischi e riassume le risposte da dare: il Piano d’Emergenza Comunale.
Obbligatorio per Legge, a Cassano è all’esame da almeno un paio d’anni, votato nel 2017.
Secondo il Comitato,appunto, il piano è carente e non ha recepito le osservazioni che lo stesso Comitato ha presentato. «C’è qualcuno che non legge nemmeno le osservazioni proposte», dice Adolfo Guzzetti, del Comitato,prendendosela con il Consiglio comunale che ha licenziato il Piano nel marzo del 2017
Il Comitato ha scritto a Milano e a Roma, chiedendo un intervento del governo. «A seguito di una specifica segnalazione del Comitato sulle incongruenze tra PEC Comunale e Sistema di allertamento Regionale, la Regione Lombardia ha ammesso che tali incongruenze sono “fonte di confusione” ed ha esplicitamente richiesto al Comune di Cassano un aggiornamento del Piano» spiegano ancora dal Comitato. «La Regione ha anche sollecitato l’Amministrazione Comunale “all’attuazione di forme di comunicazione e informazione” che risultino efficaci “per sensibilizzare la popolazione al rischio presente e alle misure di autotutela da adottare”».
La segnalazione del Comitato metteva nel mirino in particolare il sistema dei livelli di criticità, che è articolato diversamente a livello comunale e regionale.
Ora: ad aprile 2018 il Comune ha avviato la revisione del Piano, con una bozza pubblicata all’albo pretorio. Il Comitato però contesta una certa confusione emersa anche in questa fase: «Bozza e proposta oggi sul sito sono divergenti: sono stati pubblicati tre diverse bozze, diverse su vari passaggi. C’è una versione con 30 allegati, una con 12, una con 39».
Insomma: il Comitato dice che non si capisce quale sia la versione a cui deve far riferimento chi volesse presentare osservazioni. Questione solo formale e burocratica? Il Comitato ribadisce di no: «Abbiamo 1400 persone e il 30% del territorio che sono a rischio» dice ancora Guzzetti. «Parliamo della zona Sud ma anche di alcune aree del centro storico vicino alle tombinature del Rile. Queste persone devono sapere se sono in situaizone a rischio». Un esempio? «Se la grandine di domenica fosse caduta qui anziché nel Luinese (con danni significativi e rischio concreto, ndr), avrebbe tappato le griglie a maglie strette di via Buttafava e l’acqua sarebbe uscita dal torrente».
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