Il lago sale ma in paese non fa paura

Una giornata di nuvole grigie fra acqua e detti popolari. Protezione civile al lavoro per sorvegliare i livelli

Avarie

Cosa farà il lago? A Laveno parlano i detti popolari mentre un raggio di sole appare alle 14 di mercoledì 7 novembre. Tanti ne approfittano per chiudere gli ombrelli e i più giovani guardano alle nuvole mentre i più anziani si girano per scrutare verso la montagna.

Il perché è presto detto: «Quand sciopen ï aves, el finiss tuscoss», dice il vernacolo locale, in quella vox populi tramandata in generazione e che vede nella grande montagna – il Sasso del Ferro – il migliore alleato delle previsioni: un monte pieno d’acqua che “parla” al lago. E che si esprime col linguaggio della natura: se l’esplosione degli “aves” è ben visibile, cioè se quelle cascatelle più o meno grandi d’acqua che cominciano a cadere proprio dalla montagna si vedono ad occhio nudo, allora per il livello del lago il peggio è passato.

Lo sa bene Claudio Perozzo, mitico cronista del paese che si occupa di lago da quarant’anni e ora è guida della protezione civile.

«Sì, è un detto popolare, che però spesso funziona: quando l’acqua scende dalla montagna vuol dire che la situazione non peggiorerà. Però rimane un detto popolare, e la nostra attenzione rimane alta».

Ieri, conferma Perozzo, una quindicina di scantinati hanno cominciato ad allagarsi, a partire dalle case in faccia all’imbarcadero e alle altre residenze dove sono entrate in azione le pompe idrovore, che oggi si sono fermate.

In realtà il lago è tecnicamente debordato dal livello, ma non può parlarsi di esondazione vera e propria, che quando avviene produce seri danni.

Ora, oltre all’allagamento di qualche cantina, di danni non se ne contano. I traghetti viaggiano e per far approdare auto e passeggeri si abbassa la grande passerella in metallo all’imbarcadero. Vi è certamente attenzione vigile per la navigazione in virtù della possibile presenza di tronchi nel lago.

Ma la situazione resta sotto controllo. Esiste anche una particolare attenzione e cura che si percepisce in paese da parte dei possessori delle imbarcazioni ormeggiate nel protetto porticciolo: le cime che trattengono le barche vanno sorvegliate perché se i nodi si ammorbidiscono troppo la barca se ne va alla deriva. Per ora non sembra essere ancora successo.

La preoccupazione reale, da queste parti, rimane quella di trasporti: il lago uscirà o no sulla strada provinciale 69, quella che entra nel cuore della cittadina e porta verso Luino? Domanda che non riguarda solo Laveno ma anche un altro punto critico sempre per quella strada che è il centro di Porto Valtravaglia, dove in passato il lago nelle piene usciva, fermando il traffico veicolare.

Improbabile che questo avvenga coi livelli attuali, tant’è che l’edicola della piazzetta a Laveno è rimasta aperta: mancano ancora circa una quarantina di centimetri (ore 15.00) perché il lago dalla piazza Caduti del Lavoro passi alla provinciale.

Un fatto difficile da avverarsi, anche se sempre la saggezza popolare svela l’insidia nascosta tra le nuvole con un altro detto in vernacolo, che ripulito dai francesismi suona più o meno così: «El temp, e el (…) fa quel che voeur lü)»: il tempo fa quel che vuole.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Novembre 2018
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