“A Lugano la scuola è ripartita, in Italia è tutto fermo”

Alberto Introini, insegnante di italiano all’Istituto elvetico Salesiano di Lugano: elementari e medie hanno riaperto l’11 maggio, mentre per i licei prosegue la didattica a distanza

Generico 2018

A pochi chilometri da Varese le scuole hanno riaperto e tutto fila liscio. Ce lo racconta Alberto Introini, insegnante di italiano all’Istituto elvetico Salesiano di Lugano: elementari e medie hanno riaperto l’11 maggio, dopo essere state chiuse a metà marzo, mentre per i licei prosegue la didattica a distanza fino all’8 giugno, quando dovrebbero ripartire le lezioni in presenza.

«A Lugano è stato gestito tutto in maniera più pragmatica, come è tipico del modo di fare Svizzero – racconta Alberto, 43 anni, da 12 ormai insegnante in Canton Ticino -. Ci sono gel igienizzanti in ogni aula della scuola, forniscono le mascherine a tutti gli insegnanti, mentre per gli alunni non è obbligatoria. Hanno sistemato anche dei pexiglass davanti alla cattedra, per impedire il contatto tra professore e studente. Io insegno alle medie e al liceo. Con i più grandi stiamo proseguendo con la didattica a distanza, con i ragazzi delle medie invece è stato deciso di procedere con l’insegnamento in presenza: metà classe in aula, metà a casa con un ipad a disposizione per seguire le elezioni, un proiettore per permettere di vedere le slide sulla lavagna, la possibilità di intervenire in tempo reale e interagire con i propri compagni e con il professore. Si fa alternanza, una settimana una metà, quella dopo l’altra, così non si perde il filo e si prosegue col programma senza intoppi».

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«All’inizio avevo un po’ di timore, sparito dopo nemmeno due giorni – spiega ancora Alberto Intoini, appassionato di letteratura e autore di diversi libri, l’ultimo dei quali si intitola “Il mare oltre la siepe – Conoscenza e coraggio in Dante e Leopardi” (Ed. Aracne, 2019) -. Tutto è stato preparato e realizzato per mettere a proprio agio studenti e insegnanti. Abbiamo dovuto abituarci ad un nuovo modo di insegnare, anzi a diversi modi di insegnare, ma lo abbiamo fatto con la consapevolezza che le cose erano pensate e studiate per il bene dei ragazzi innanzitutto. Mi pare che in Italia tutto questo non sia avvenuto, e lo dico con rammarico. La ministra a marzo ha annunciato che le lezioni non sarebbero riprese fino a settembre, poi ha detto che tutti sarebbero stati promossi, poi che tutti sarebbero stati ammessi alla maturità , svilendo il ruolo dei professori. Anche la categoria ci sta mettendo del suo: leggere che in molti non diano la disponibilità per le commissioni d’esame mi rattrista, credo sia un atteggiamento da censurare per chi come noi ha un ruolo educativo importante in una fase della vita dei ragazzi difficile e complicata».

Introni, che abita a Casciago e ha due figli a casa dall’asilo dal 25 febbraio, ha anche insegnato in due licei in Italia prima di trasferirsi: «Ho insegnato al Liceo dei Tigli di Gallarate, dove ho anche studiato ed è stato strano e bellissimo passare dall’altra parte della cattedra e al Liceo Legnani di Saronno. Io sono appassionato di letteratura, appassionato dalla scuola, ho fatto anche altri lavori, ma questo è quello che amo e che mi piace fare, ho voglia di coinvolgere anche un solo studente, trasmettergli valori e contenuti. Farlo in Italia è durissima, il sistema è farraginoso, è tutto complicato, fa passare la poesia – spiega -. Come vedo una ripartenza a settembre? A Lugano ci siamo preparati a qualsiasi evenienza, in Italia mi sembra che non si sia fatto niente, nè lavori di sistemazione alle strutture, già messe maluccio, nè per quanto riguarda i protocolli di insegnamento e di sicurezza. In Italia si aspetta, cosa non so…».

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Pubblicato il 01 Giugno 2020
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