Mascherine sequestrate, “ma erano in regola e valide”
Ad aprile 285mila mascherine sono state fermate, ai titolari dell'azienda che le importava è stato contestato il reato di frode. Ma l'analisi del Politecnico ha dimostrato che sono utili: "Tant'è vero che oggi vengono cedute a ospedali e forze dell'ordine"
Le mascherine vengono sequestrate ad aprile, considerate possibile frode, ma a giugno finiscono donate agli ospedali e alle forze dell’ordine. Com’è possibile? «Le mascherine erano e sono perfettamente in regola, importate da un’azienda seria e reperite da produttori seri in Cina», dice l’avvocato Tiberio Massironi, legale dell’azienda di Samarate (vicino a Malpensa) finita nei guai per quella importazione.
Una vicenda in effetti quasi kafkiana.
Le mascherine – 285mila, mica poche – vengono fermate ad aprile. Sequestrate per “impropria marcatura CE” e perché considerate “prive di ogni documentazione idonea a certificare correttamente il prodotto come dispositivo medico”. Per la Finanza importazione e vendita integrerebbero il reato di frode in commercio.
L’azienda si muove, sul piano legale, nei modi consueti, contestando gli addebiti e chiedendo le necessarie verifiche. Fino a che l’analisi del Politecnico di Milano dimostra la validità delle mascherine, perfettamente idonee a proteggere dal contagio da Covid. Il carico viene così dissequestrato e subito dopo, però, requisito, come avveniva in quel periodo, in cui lo Stato aveva appunto “centralizzato” la gestione dei dispositivi di protezione e medicali (pagandoli a prezzo fisso).
La vicenda per i titolari dell’azienda è già divenuta faticosa, considerata l’accusa pesante (frode) e anche il mancato guadagno.
Per l’azienda però è paradossale l’ultimo passaggio: Prefettura e forze dell’ordine ricostruiscono la questione parlando ancora di sequestro di materiale non idoneo.
«Quello che preme ai miei assistiti è fare chiarezza su un punto: le mascherine sono regolari, messe in commercio da imprenditori seri, con una lunga storia alle spalle. Che in questa vicenda rischiano di passare come persone senza scrupolo pronte a speculare sulla salute altrui in un momento drammatico. Non è mai stato così: i dispositivi erano idonei e anche il prezzo di vendita che era stato fissato era inferiore ai 50 centesimi poi previsti dal Commissario straordinario»
A carico dei titolari della azienda di Samarate rimane la denuncia per frode in commercio. Che ora, secondo il legale, non ha più alcuna ragione di essere contestata: «Se le mascherine non costituiscono reato, come dimostrato dalla analisi del Politecnico e dal fatto che vengono donate ad ospedale e forze dell’ordine, solleciteremo a questo punto la Procura della Repubblica a chiedere l’archiviazione».
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