Luis Scola, bacio a Varese: “Il posto ideale per proseguire la mia carriera”

La presentazione del leggendario argentino, colpo di mercato della Openjobmetis. "Pronto a dare il 100% insieme ai miei compagni. Felice di aver scelto una società così ricca di storia"

luis scola varese

Serviva un’occasione speciale per riaprire il palasport di Masnago dove, a parte poche occasioni legate alla Pallacanestro Varese, le porte sono rimaste serrate per mesi. E l’occasione è stata di quelle impensabili fino a un mese fa: veder presentare con la maglia del club biancorosso nientemento che una leggenda del basket qual è Luis Scola.

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Ormai, sulla trattativa e sulle motivazioni che lo hanno spinto a firmare per Varese si è detto molto, e di fatto il fuoriclasse argentino ha confermato quello che anche noi abbiamo scritto nell’ultimo periodo. Luis, però, ha voluto ribadire dal vivo e con forza alcuni concetti tutt’altro che secondari, sulla sua condizione fisica e mentale, sull’attenzione nella scelta della Città Giardino, sulle motivazioni che lo hanno spinto all’ombra del Sacro Monte.

Sacro Monte che, tra l’altro, è stata una delle prime mete di Scola nel suo tour privato di visita a una Varese che probabilmente lo avrà anche tra gli abitanti, visto che el Generàl non farà (solo) il pendolare ma ha deciso anche di vivere in città per una parte della settimana. «Con la mia famiglia, in macchina, ho tolto il navigatore e ho girato per le vie di Varese, un modo per conoscerla, avvicinarmi a un posto nuovo».

La storia di Varese, tra l’altro, lo ha affascinato: «Sono felice di essere arrivato in una società con tanta storia alle spalle, questo è uno dei motivi per cui io sono qui. Sto per arrivare alla fine della carriera e credo che questo possa essere per me il posto perfetto per giocare ancora» ha detto in italiano, prima di passare all’inglese per rispondere alle – poche – domande della stampa, forse un po’ intimorita dal palmares del 40enne campionissimo sudamericano.

«Ho parlato con Gaby Fernandez che giocò qui e che fu mio compagno con l’Argentina – ha proseguito Scola – e lui mi ha dato solo riscontri positivi di Varese, gli stessi che ho avuto – a livello di città, di pubblico e di organizzazione societaria anche da altri giocatori italiani e stranieri con cui ho parlato prima di prendere una decisione definitiva».

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Passando a questioni più strettamente legate al basket, Scola ha spiegato: «Se Varese si aspetta molto da me è una cosa buona: io posso dire che proverò a fare tutto quanto è nelle mie possibilità, spero che il pubblico ci sostenga in modo caldo e corretto e che insieme ai miei compagni troveremo il modo per esprimerci al 100%. Non ho in testa altro e mi sento davvero al 100% a livello fisico e mentale; quando ho capito che non avrei giocato l’Eurolega a Milano, mi sono reso conto che Varese sarebbe stata per me l’opzione migliore».

Parlando di Openjobmetis e di obiettivi, el General non si è tirato indietro dal posizionare la squadra a un livello di classifica medio, tendente all’alto: «Per il momento conosco qualche mio compagno per averci giocato contro nella passata stagione che però è stata troncata a inizio del ritorno, quindi molte squadre tra cui Varese le ho incontrate una sola volta. Però mi aspetto che la Openjobmetis sia una squadra simile a quella delle ultime due stagioni, capace di poter lottare per ottenere un posto nei playoff e per entrare nelle otto della Coppa. Chiaro, sulla carta partiamo dietro alle big (con Milano, Virtus e Venezia, Scola cita la Fortitudo ndr), però credo che potremo combattere nel gruppo dei team che seguono le favorite. Tutto comunque sarà più chiaro quando inizieremo a disputare le prime partite».

Scola nel pomeriggio ha svolto un primo allenamento individuale alla Enerxenia Arena insieme agli uomini dello staff di Attilio Caja, ha scherzato sulla sua “sgambata” («Questa per me era ancora una settimana di ferie») e infine ha corretto una sua dichiarazione pubblicata dopo un’intervista, sul fatto di essere il primo cestista a disputare cinque volte l’Olimpiade. «Fu la mia prima intervista in italiano e forse in quella circostanza mi sono espresso male: sarò il primo cestista argentino per la quinta volta ai Giochi, perché altri hanno già raggiunto quel traguardo tra cui Oscar Schmidt ma non solo». Un dettaglio? Forse sì, ma è proprio dall’attenzione alle piccole cose che, spesso, sta la differenza tra un giocatore forte e un campione assoluto.

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Luglio 2020
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