Due anni di attività della consulta: “Noi giovani ci siamo”
Roberta Varani è la presidentessa della Consulta Giovanile di Varese, un organo del Comune di Varese che si occupa di unire le associazioni giovanili della città e di creare eventi che coinvolgano i giovani varesini
I nuovi provvedimento di contrasto alla diffusione del coronavirus hanno chiuso le porte ai soliti divertimenti che riempivano le giornate dei giovani varesini. Ora ancor più di prima sbuffano la loro noia dei momenti morti lamentandosi di non aver nulla da fare.
Abbiamo incontrato Roberta Varani, presidentessa della Consulta Giovanile di Varese, un organo del Comune di Varese che si occupa di unire le associazioni giovanili della città e di creare eventi che coinvolgano i giovani varesini.
Quando nasce e chi si occupa della consulta giovanile?
«La consulta nasce ufficialmente nel 2018 su iniziativa di Giacomo Fisco. L’obbiettivo principale è quello di creare una rete tra le varie associazioni giovanili e politiche e i rappresentanti delle varie scuole superiori della città. La consulta, infatti, è aperta a tutti i ragazzi di età non superiore ai trent’anni, le cui associazioni abbiano sede legale nel comune di Varese».
Che tipo di eventi proponete ai giovani di Varese?
«I nostri eventi sono di tipo culturale, sportivo e sociale. Vogliamo offrire un’alternativa ai ragazzi di Varese che solitamente si riversano su Milano per partecipare ad eventi di vario tipo. Uno dei progetti più interessanti che abbiamo presentato è stato l’evento sul cyber bullismo, creato grazie ad un’idea del rappresentante dell’istituto Newton. Abbiamo parlato del bullismo in varie forme, esponendo il parallelismo tra il bullismo fisico e il bullismo social. L’evento era tenuto a numero chiuso per rappresentanti e presidi dei vari istituti a Villa Recalcati. Avremmo voluto estenderlo anche alla provincia di Varese ma a causa del Covid non ci è stato possibile.
Un altro evento interessante, che si sarebbe dovuto tenere a Maggio 2020, è il torneo delle scuole, che si sarebbe tenuto nella sede del CUS Insubria con il sostegno dell’associazione Andrea Paltani. Un progetto sportivo, organizzato al fine di compiere un lavoro inclusivo che coinvolgesse tutti i ragazzi, divisi in squadre miste non solo in senso di genere ma soprattutto di istituti, per evitare che si creassero gruppi stretti e che la collaborazione tra ragazzi fosse totale. Sempre a causa del lockdown non è stato possibile realizzarlo».
Come state affrontando l’emergenza Covid?
«Naturalmente a causa dell’emergenza coronavirus sarà necessario pensare ad eventi che siano compatibili e che si adeguino alle norme e ai regolamenti necessari a limitare i contagi. Come, ad esempio, uno dei nostri progetti, in collaborazione con l’associazione Go Around e il Comune di Varese, basato sulla sostenibilità ambientale e sull’apprendimento della lingua inglese. È un evento sia online che fisico. Poteva infatti essere seguito sia da casa in via telematica che in alcuni posti messi a disposizione dal comune, quali Villa Toepliz, Sacromonte e Giardini Estensi».
Cosa può fare la Varese in più per i giovani?
«Aumentare la comunicazione, aumentare la promozione degli eventi e la risonanza delle associazioni. Soprattutto, dovrebbe finanziare i progetti più meritevoli. Molti eventi vengono organizzati e nessuno lo sa. Spesso molti bandi vengono creati e rimangono deserti perché nessuno ne è a conoscenza. Questa è davvero la fase in cui ci si deve aiutare di più».
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