Metamorfosi urbana: l’apertura di corso Roma, dove gracidavano le rane
Undicesima tappa della rubrica di Fausto Bonoldi, che ci porta in corso Roma, ora via Aldo Moro

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, undicesima puntata: l’apertura di corso Roma, dove gracidavano le rane
All’inizio degli Anni Novanta dell’Ottocento, per ottenere una via diretta tra le due stazioni ferroviarie e il centro, l’allora piccola piazza Porcari, fu aperto il corso Roma, oggi intitolato a Aldo Moro.
Nella rivoluzione urbanistica ebbe una parte rilevante l’ingegner Paolo Cantù, attivo per un ventennio nell’Amministrazione civica oltre che progettista delle nuove chiese parrocchiali di Sant’Ambrogio Olona e di Cartabbia e della rinnovata chiesa di San Vittore a Casbeno. Per aprire il corso Roma, tra il 1890 e il 1891, fu demolita una parte del nucleo antico compreso tra la piazza Porcari e la chiesa di San Giuseppe.
La Foto 1 (in alto) mostra l’avvio delle demolizioni nel vicolo Cantarana, così chiamato perché nella zona acquitrinosa, da cui passava il Vellone a cielo aperto, gracidavano le rane.
Nella Foto 2 gli edifici sacrificati allo sbocco del corso Roma nell’allora via Garoni, oggi Vittorio Veneto. Sulla destra l’elegante edificio dell’Hotel Italia, di cui abbiamo scritto lunedì scorso, demolito alla fine degli Anni Trenta.

Nella Foto 3 l’immagine della piazza Porcari, poi sacrificata alla nuova piazza Monte Grappa, come appariva nel 1867, prima dell’apertura del corso Roma.

Nelle Foto 4 e 5 la stessa piazza dopo che, ai due lati dell’imbocco del corso, erano stati costruiti a destra il bel palazzo demolito negli Anni Trenta per fare spazio alla monumentale sede dell’Inps e a sinistra l’elegante Casa Romanò, sopravvissuta fino all’inizio degli Anni Sessanta, quando fu sacrificata al primo “tempio” della grande distribuzione costruito in città, la Standa.

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