“La nostra proposta per l’antistadio era seria, realizzabile e dettagliata”

Parla Carlo Ringoli, il primo imprenditore a presentare un progetto: "La pista 40x20 era l'unica sostenibile: chi ha parlato di 60x30 ha avanzato una idea irrealizzabile e fuorviante"

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«Un progetto serio per la pista di ghiaccio all’antistadio c’era, è quello che ha portato avanti il mio gruppo nonostante tempistiche stringenti, con una proposta tecnicamente realizzabile e con un cronoprogramma dettagliato, praticamente giorno per giorno». Ventiquattr’ore dopo il comunicato stampa di Palazzo Estense che ha annunciato il tramonto della possibilità di avere un palaghiaccio provvisorio alle spalle del “Franco Ossola”, parla Carlo Ringoli, l’imprenditore legnanese che per primo aveva avanzato una proposta al Comune di Varese per realizzare l’impianto per pattinaggio e hockey, affiancato da alcuni campi da padel.

Non uno sport a caso perché la società di Ringoli (la Star Holding), è proprietaria di Star Padel, una realtà in crescita che oltre alla sede di Legnano si sta ampliando a San Vittore Olona e – in futuro – a Limido Comasco dopo aver aperto uno spin off a Prato. «E a Varese ci saremo comunque, perché conosco bene la Città Giardino, so quali sono le sue potenzialità: a breve presenterò un altro investimento sempre in ambito padel».

Dopo il tramonto del progetto antistadio, Ringoli tiene soprattutto a sottolineare un aspetto della vicenda: «Nel comunicato è stato detto che i candidati non hanno risposto a una richiesta di integrazione del progetto e di fornitura delle dovute garanzie e dei documenti sulla sostenibilità dello stesso. Non è così: a noi non sono state chieste integrazioni, anche perché i tecnici del Comune erano al corrente di tutto il nostro piano finanziario e dello sforzo che avremmo messo in campo per completare i lavori entro il 30 ottobre». Una data limite, perché nel bando era previsto che la pista rimanesse in funzione per almeno sei mesi, fino al 30 marzo.

«Tempi strettissimi ai quali, comunque, ci eravamo adeguati – prosegue Ringoli – nonostante si fosse già persa una settimana per richiedere agli altri partecipanti una documentazione che alla fine non è stata consegnata». L’imprenditore di Legnano lamenta soprattutto le modalità con cui è stata stilata la proposta facente capo al Città di Varese, inteso come società di calcio: «A mio avviso è stata una mossa completamente fuorviante: il nostro progetto era articolato su una pista del ghiaccio di 40 metri per 20: sapevamo che non era la soluzione ottimale per lo sport agonistico, ma era l’unico modo sia per le tempistiche, sia per i costi. Basti pensare che le spese per la sola energia elettrica in una pista 40×20 sono state stimate in 100mila euro, metà per il costo del cavo principale e della sua messa in posizione, metà per la “bolletta”. Ci avremmo rimesso qualche soldo comunque, ma lo avremmo compensato con gli introiti del padel. Abbiamo fatto una simulazione anche per la pista 30×60 e i costi per l’energia sarebbero stati enormemente superiori e antieconomici. Impossibile pensare di installare quel tipo di impianto: chiunque sapeva che era un’idea irrealizzabile. Si è trattato di un’offerta disturbativa, ma in questo modo ci hanno perso tutti: la città è ancora senza pista del ghiaccio, gli sportivi di diverse discipline sono costretti ad andare altrove, il Comune dovrà pagare i costi di alcune trasferte e gli appassionati di padel non avranno i campi che si aspettavano. Noi, infine, ci rimetteremo alcune migliaia di euro, perché i professionisti – molti dei quali varesini – che hanno collaborato con noi al progetto hanno giustamente presentato le loro parcelle».

Alla fine però, più che per le spese, Ringoli è rattristato dal non poter proseguire in un progetto a cui ha lavorato con vigore: «Era una proposta seria, completa e dettagliata. Un peccato – per tutta la città – vederla sfumare così».

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Giugno 2021
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