Racconto milanese
di Daniele Bin
Via Cavriana è un luogo surreale.
Pare uscita da un quadro di Dalì, invece non vi è nulla di più profano.
Una stradina di campagna stretta e irregolare che sale da viale Forlanini e termina ai piedi del cavalcavia dell’Ortica.
L’asfalto che la ricopre le dona come un cappottino a un cane.
Attraversa quella zona franca in cui città e campagna si compenetrano e si trasformano l’una nell’altra, in eterno equilibrio tra passato e futuro.
Un posto ottimo per pensare.
Ultimamente Edoardo la percorre più spesso del solito.
Quel cielo grigio di nubi che oggi sovrasta la strada è la proiezione del suo stato d’animo.
Non sono cumuli gravidi di pioggia, solo una patina coriacea che lo ammorba e gli offusca la vista.
Sono le sbarre della prigione che si è costruito intorno.
Trent’anni, neppure l’ombra di una donna nella sua vita, riguardo lo studio meglio glissare.
Per vizio solo la mania per i videogame e qualche canna di troppo.
A tempo perso collabora con l’ISTAT: ingrossa le fila dei tanti “non occupati” durante le periodiche rilevazioni dell’ente.
I sociologi lo definirebbero NEET, un soggetto che non lavora, non studia e non segue alcun percorso di formazione. Per farla breve un indolente.
Un’etichetta che gli calza a pennello, ma gli brucia addosso come un marchio a fuoco.
Nonostante le apparenze da tempo è diventato adulto e i tanti errori del passato incombono su di lui.
Ripensa a Francesco, suo compagno d’ozi e d’Università, e ne invidia la forza d’animo: due anni prima ha fatto i bagagli e ha cercato fortuna all’estero.
Ora gestisce un “chiringuito” sulla spiaggia e sembra passarsela bene.
Dice spesso di volergli fare visita; in realtà desidera solo un’occasione per ricominciare da zero, lontano da quella città.
La strada per la felicità, però, ha un prezzo alto da pagare: sarà in grado di sopportarlo?
Neppure lui lo sa.
Rovista nelle tasche, alla ricerca di una cartina per rollare una canna e schiarirsi le idee.
“Messico e nuvole / la faccia triste dell’America / il vento soffia la sua armonica / che voglia di piangere ho”.
Ancora quella canzone in testa: per carità, basta!
Racconto di Daniele Bin, illustrazione di Lucia Casavola
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