“Non l’ho mai violentata e i soldi erano suoi“: parla a Varese il marito portato in tribunale dalla moglie

L’esame in aula per l’uomo accusato dalla moglie di aver abusato di lei e di averla maltrattata di fronte ai suoi figli

tribunale Varese

Ad ogni accusa corrisponde una difesa: c’è però chi di fronte anche alle più blande contestazioni sta in silenzio, e chi accetta di parlare e di farsi interrogare di fronte ai più gravi addebiti. Così oggi l’uomo “c’è stato“ e all’esame dell’imputato ha risposto alle domande di accusa e difesa opponendo le sue ragioni a quelle della moglie che lo aveva denunciato dopo anni di un rapporto più che difficile: «Lo amavo, ma poi mi è caduto il mondo addosso», aveva spiegato la donna alla precedente udienza dinanzi al Collegio di Varese.

Oggi è toccata a lui, messo sul banco degli imputati da una denuncia per maltrattamenti ma anche violenze sessuali continuate e frutto, secondo quanto scritto sul capo d’imputazione e dall’accusa mossa dalla sua ex moglie, di un’ossessione per la gelosia, con l’aggravante di un maltrattamento psicologico legato alla mancata dipendenza economica: la donna lavorava – anche in Svizzera dopo che i due dalla Sicilia e dall’Italia centrale si stabilirono a Marchirolo, coi figli – ma disse di aver rifuso tutti i suoi guadagni nell’unico conto di famiglia gestito proprio dal marito. Oggi la difesa ha confutato questa ipotesi, («i conti erano due») ma non solo.

Anche la questione delle violenze sessuali, delle pretese di amplessi continui e persino da quelle imbarazzanti e avvilenti perquisizioni corporali e anche genitali che l’uomo pretendeva in maniera ossessiva di rivolgere alla moglie: «Devo vedere se sei stata con qualcuno, se hai lividi “da sesso“». L’uomo ha negato ogni addebito sul punto. Sì, quando i due stavano in Sicilia marito e moglie hanno avuto contrasti, anche accesi. Sì, c’è stato qualche spintonamento reciproco, uno schiaffone che l’uomo avrebbe inferto alla donna in un’occasione (a cui la stessa persona offesa si riferì nella passata escussione), ma – sebbene questi comportamenti in nessun modo possono rappresentare una giustificazione plausibile – niente di più.

«Anche il vestito di “padre mostro” o di “padre padrone” che si vuole ritagliare sul mio assistito è venuto meno», ha spiegato l’avvocato Simona Ronchi a margine dell’udienza, «dal momento che il rapporto coi figli è tutt’altro che burrascoso: vacanze, visite e persino convivenze che scagionano il mio assistito da ogni accusa».

Prossima udienza a giugno con altri due testi, della difesa, poi le discussioni.

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Pubblicato il 23 Marzo 2022
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