Alla balneabilità del Lago di Varese c’è chi dice no

Barbara Ravasio è la responsabile LIPU della Palude Brabbia e ci spiega perché la balneabilità non è forse la scelta migliore per tutti

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Meno uno al grande giorno: l’apertura della stagione balneare del Lago di Varese dopo anni di divieti. Quello che per decenni è sembrato solo un claim delle varie tornate elettorali sabato 2 luglio diventerà realtà: si potrà tornare a fare i tuffi nel lago. Un grande evento incornicerà questa giornata storica alla presenza di diversi rappresentanti delle istituzioni e attraverso la “Swim of History”, la traversata dal nome evocativo che unirà i due lidi scelti per le prove di balneabilità 2022. 

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Al di là della contentezza per il risultato ottenuto, segno che la qualità delle acque del Lago di Varese sia buona e che ci si possa immergere con serenità, c’è chi prova a spostare il punto di vista da uno antropocentrico ad uno più ecosistemico. Barbara Ravasio, responsabile LIPU Riserva Palude Brabbia, spiega perché, secondo l’associazione, la ritrovata balneabilità forse non è una buona notizia. Non per tutti almeno. 

Generico 27 Jun 2022

«Come LIPU ci siamo sempre un po’ opposti alla balneabilità del lago. Dal punto di vista naturalistico il Lago di Varese è un bellissimo lago, che ha grande valenza naturalistica, specialmente per le sue rive spondali ben conservate, alle quali fa eccezione giusto qualche molo e le località più frequentate come Gavirate e La Schiranna. Lungo le rive troviamo l’ambiente del canneto e una fascia di vegetazione spontanea ben conservata. E’ quindi un lago da preservare dal punto di vista naturalistico.»

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Ravasi prosegue sottolineando questa peculiarità del Lago di Varese: «Per intenderci è l’opposto lago di Monate: lì è bello fare il bagno, l’acqua è pulita e risulta bella, cristallina, anche alla vista. Ma non ha un grande valore dal punti di vista naturalistico: è perciò un ottimo luogo dove fare il bagno e fare arrivare turisti. Il Lago di Varese subisce invece già troppe pressioni antropiche sulle sue sponde. Anche solo il canottaggio, che è uno sport indiscutibilmente “green” o i kayak, creano interferenze all’avifauna. Così come le centinaia di persone che nella bella stagione affollano la ciclabile. Gli uccelli che vediamo “in mezzo al lago” (svassi, germani, folaghe ecc) sono specie che hanno tutte bisogno di “approdare” a riva per costruire i nidi e deporre le uova. La presenza dell’uomo le disturba».

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Ravasi prosegue dicendo che per loro il pericolo più grande è che la balneabilità attiri ulteriori attività: “Se le spiagge di Schiranna e Bodio dovessero poi saturarsi qual è l’intenzione? Farne di nuove togliendo metri di riva spondali, ad oggi fondamentali per tante specie, costruire nuovi posteggi, in una zona che è già sotto pressione? Si parla di turismo lento, ma non si capisce in che modo dovrebbe essere diverso da quello classico. Sembra un po’ di stare ancora negli anni ‘80 quando si pensava che le riserve fossero illimitate e il cambiamento climatico lontano. Ma siamo nel 2022, ci siamo resi conto ormai (quasi, ndr) tutti che non è più così». 

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Una delle conseguenze del cambiamento climatico sono per esempio, dal punto di vista anche della balneabilità, le fioriture algali che possono provocare irritazioni alla cute di chi si immerge, «Una volta si vedevano d’estate, con il caldo. In questi anni in Palude Brabbia ci sono capitate anche a febbraio», spiega la responsabile della LIPU. Che insiste sulla reale opportunità di avere il Lago di Varese balneabile «Abbiamo il Maggiore, il Ceresio, Monate e Ghirla. E’ davvero così necessario puntare anche sul Lago di Varese? Che poi è un lago che avrà sempre, per la sua natura, un’acqua torbida e un fondo melmoso, con la vegetazione che risulterà fastidiosa a chi nuota ed è invece fondamentale per la salute del lago. Bene puntare alla qualità delle acque, che deve continuare ad essere implementata. Ma per il benessere del lago, non solo perché quest’anno per qualche mese ci si potrà fare il bagno.” 

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Un messaggio che vuole sottolineare come il bello del Lago sia il suo essere un importante ambiente dove diverse specie “non a due zampe” trovano il luogo ideale per vivere e riprodursi. Un invito a pensare il lago un po’ meno in chiave antropocentrica e un po’ più ecosistemica, «In poche parole – conclude Ravasi – valorizziamolo per ciò che già è: un bellissimo lago dal punto di vista naturalistico, anziché cercare di farlo diventare ciò che non sarà mai: un lago-piscina dalle acque limpide dove fare il bagno d’estate. E’ come se in Palude Brabbia si pensasse ad un evento con migliaia di persone e i fuochi d’artificio: bello, d’accordo, e suggestivo. Ma non è tutto “pro esseri umani”. Ci vuole più lungimiranza».

Eleonora Martinelli
eleonora.martinelli@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Giugno 2022
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