Truffa del Pnrr, una denuncia e sequestro preventivo della Finanza di Varese

I finanzieri hanno incrociato i valori dell'azienda richiedente il finanziamento, in parte già erogato, e hanno scoperto la difformità dei requisiti di legge per ottenere i soldi. Indagini della Procura Europea di Milano

guardia di finanza generica

Soldi erogati, ma sulla base di dati di bilancio inseriti con lo scopo di trarre in inganno. Così sono scattati i controlli della Finanza di Varese che hanno portato al sequestro preventivo di 25.000 euro, somma ricevuta da un’azienda del Varesotto che intendeva beneficiare dei finanziamento legati al piano nazionale di ripresa e resilienza, meglio noto come “Pnrr“.

I finanzieri del Comando provinciale di Varese hanno dato infatti esecuzione a un decreto di sequestro preventivo per un importo di 25.000 euro emesso dal Tribunale di Busto Arsizio su richiesta della Procura Europea – sede Milano nei confronti di una società operante nella provincia di Varese la quale aveva indebitamente ottenuto un finanziamento a tasso agevolato, a valere sul PNRR, per un importo pari a 50.000 euro di cui 12.500 euro quale contributo a fondo perduto.

In particolare, le fiamme gialle varesine hanno analizzato l’intera platea delle società richiedenti finanziamenti del Next GenerationEU a valere sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza riscontrando la veridicità dei dati comunicati ai fini dell’ottenimento del beneficio e l’effettività dei requisiti necessari al fine di ottenere la provvidenza europea.

Nello specifico, per poter ottenere il finanziamento, la società richiedente deve anche dimostrare di non trovarsi in difficoltà, ai sensi della normativa comunitaria, nell’ottica che i contributi europei in questione possano effettivamente rafforzare l’operatività, la transizione digitale ed ecologica delle PMI con vocazione internazionale.

Per tali motivi, i finanzieri della Compagnia di Gallarate hanno incrociato i dati, mediante le numerose banche dati in uso al Corpo, relativi alle imprese richiedenti il contributo europeo e quelle presenti all’interno del portale dei fallimenti di Busto Arsizio nonché quelle interessate da procedura prefallimentare i cui riscontri vengono delegati dalla locale Procura della Repubblica.

Da tale analisi di rischio economico-finanziario veniva, tra le altre, individuata la società indagata che non solo soddisfaceva i requisiti per poter essere considerata in difficoltà in quanto destinataria di un decreto ingiuntivo ma aveva anche presentato un bilancio non veritiero omettendo una rilevante perdita d’esercizio e inducendo dunque in errore l’Ente erogante ottenendo da subito la metà del complessivo contributo chiesto. Pertanto, il rappresentante legale veniva deferito alla Procura Europea – sede Milano, competente in relazione ai contributi comunitari, per indebita percezione di erogazioni pubbliche, e la società veniva segnalata ai fini della responsabilità amministrativa degli enti.

L’Ente erogante, peraltro, interpellato dai Finanzieri di Gallarate, ha condiviso le criticità riscontrate nel corso dei suddetti accertamenti e ha, immediatamente, interrotto l’erogazione della seconda rata prevista, avviando la valutazione per l’eventuale revoca di quanto già erogato. All’esito delle attività investigative, il Giudice per le indagini preliminari, ritenendo che l’omessa rendicontazione del debito pendente ed insoluto da parte dell’indagato, al quale è seguito il decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Busto Arsizio, abbia generato evidenti riverberi favorevoli circa la rappresentazione in bilancio e valutandola integrante una causa espressa di inammissibilità, ha emesso il decreto di sequestro che è stato eseguito dalle Fiamme Gialle ponendo a vincolo cautelare la somma di 25.000 euro, pari a quella elargita.

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Pubblicato il 26 Giugno 2023
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