Young ritrova l’amico Willie alla Openjobmetis: “Cauley-Stein mi ha consigliato di venire qui”
I due americani furono compagni di squadra a Kentucky nel 2013-14: "E da allora siamo rimasti sempre in contatto". L'ala promette "energia e punti" e spiega: "A Treviso è mancata la chimica"

C’è anche lo zampino di Willie Cauley-Stein nell’arrivo a Varese di James Young, ala tiratrice “tagliata” da Treviso e subito ingaggiata e tesserata dalla Openjobmetis in tempo per scendere in campo domenica 3 (si gioca alle 19) a Masnago contro la Vanoli Cremona. «Qui c’era già un mio amico e sono contento di ritrovarlo» spiega Young nella sua prima uscita pubblica con addosso la tuta biancorossa.
I due americani – ovviamente non è un mistero – giocarono insieme nell’università del Kentucky nella stagione 2013-14, l’unica trascorsa da Young al college. Un campionato in cui i Wildcats disputarono la finale NCAA persa contro la UConn di Napier e Boatright, partita in cui il neo-varesino fu il top scorer dei suoi con 20 punti. E che è ricca di rimpianti perché Cauley-Stein, infortunato, non poté giocare le ultime gare del torneo.
«Io e Willie ci siamo sempre tenuti in contatto dopo Kentucky pur giocando in squadre e campionati diversi. Da quando siamo entrambi arrivati in Italia ci siamo sentiti spesso, aggiornandoci su quello che stavamo vivendo nelle nostre squadre. Quando è arrivata la possibilità di venire a Varese lui mi ha consigliato di accettare, mi ha parlato bene della società. E infatti in questi primi giorni qui mi sto trovando bene: ringrazio il club e tutta l’organizzazione per avermi voluto. Ho visitato le strutture, lo spogliatoio, il palazzetto e mi sono subito piaciuti».
L’altro deja-vu di Young a Masnago è stato quello con Zach Sogolow, oggi gm biancorosso ma anni fa nello staff di Philadelphia, ultima fermata con presenze in NBA dell’ala. «James era ben conosciuto fin dai tempi del college anche perché era un grande tiratore – spiega il dirigente chiamato in causa durante la conferenza stampa – È molto preciso e ha grande abilità di partire in palleggio soprattutto sulle fasce laterali del campo. Rispetto ad allora è più portato dal punto di vista fisico (il peso forma è decisamente superiore a 7-8 anni fa ndr) per tenere i contatti in difesa: ai Sixers lo avevamo cercato e oggi sono contento di averlo qui con noi, perché può darci tanto in attacco ma anche presenza fisica».
Nel presentare se stesso Young dice: «Alla squadra posso portare energia, punti e difesa, sono le cose che ho sempre cercato di mettere sul campo nelle mie esperienze. E vorrei fare anche da leader e da guida per i più giovani della squadra. Ho accettato un contratto a termine (sino a fine gennaio ndr) perché la Openjobmetis mi ha dato l’opportunità di restare in Italia e in un campionato di alto livello ma ovviamente spero di poter restare sino alla fine della stagione».
Nel passato Young ha perso il treno NBA ed è lui a provare a spiegare la situazione. «Quella con i Celtics è stata una grande esperienza così come quelle che ho avuto a Philadelphia e Milwaukee. Forse però ero troppo giovane e un po’ testa calda in quegli anni e qualche volta ho preso delle decisioni che non avrei dovuto prendere. In quel tipo di organizzazioni poi, paghi certi comportamenti e quindi sono uscito dal giro NBA». Su Treviso e le difficoltà incontrate alla Nutribullet (e dalla Nutribullet) James dice: «Prima di tutto vorrei dire che ho il massimo rispetto sia della squadra sia del club. Probabilmente non si è creata la giusta chimica tra le varie componenti: in alcuni momenti importanti delle partite è mancata la comunicazione tra noi giocatori e con lo staff e purtroppo la stagione è iniziata male».
Domenica comunque Young, che vestirà la maglia numero 1 come ai tempi di Kentucky, sarà in campo per aiutare Varese a dare una botta alla classifica. «Partite come quella di Brescia possono capitare nell’arco dell’intera stagione. Ma in spogliatoio non ho visto ragazzi depressi o taciturni, sono tutti accoglienti e positivi». Si riparta da qui, con la speranza che il tiratore del Michigan ritrovi la mano calda che lo spinse sino al pick numero 17 del draft 2014. E che in anni più recenti regalò pomeriggi brillanti ai tifosi israeliani. Altrimenti per Varese si farà ancora più dura.
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