Via i contenitori di abiti usati da Gallarate
I raccogliabiti di quattro realtà diverse erano presenti fino a poche settimane fa, ma il Comune ha deciso di rimuoverli per questioni di decoro. E ora è iniziata la rimozione, sollecitata dalla Polizia Locale
Da Gallarate scompaiono, in queste settimane, i contenitori per gli abiti usati, quelli raccolti da diverse società per autofinanziamento di realtà sociale. Il provvedimento era stato annunciato qualche mese fa dall’assessore all’ambiente Sandro Rech ed è stato motivato dal fatto che troppi «considerano cassonetti per la raccolta dei rifiuti». (la foto è generica e d’archivio, non riferita a nessuna realtà specifica)
Da allora sono andate in scadenza diverse convenzioni sottoscritte dal Comune con le varie società (di vario orientamento, religioso o laico), che sono complesivamente quattro, vale a dire Humana, Exodus, Città e Salute, Umanitaria Padana. E ora il Comune passa alla fase esecutiva, affidata alla Polizia Locale, con il coordinamento del comandante Giannini e dell’assessore Dall’Igna.
“Eseguiti i sopralluoghi e constatato che i raccoglitori non erano stati portati via”, sono state elevate le sanzioni previste dal codice della strada (173 euro per ogni raccoglitore non autorizzato), con obbligo per il trasgressore di rimuoverli, spiega la nota del comandi di via Ferraris.
La questione riguardava complessivamente 25 “box” raccoglitori: in ventiquattro i raccogliabiti sono stati rimossi a seguito della diffida, solo in un caso non è stato dato corso alla rimozione, con conseguente rapporto trasmesso alla Prefettura per l’emissione della specifica ordinanza.
Scomparsa la maggior parte i contenitori nelle vie, rimangono solo alcuni raccogli abiti di Exodus, che ha una convenzione in vigore fino a ottobre 2024 (Exodus ha comunque già ridotto il numero).
Da ottobre rimarranno attivi solo i cassoni dedicati presso le due piattaforme ecologiche comunali di via Aleardi e via per Besnate.
Il settore degli abiti usati è molto ramificato, con decine di sigle, anche se il grosso della “produzione” è trattato da alcune grandi società e realtà no-profit (in passato l’Anci, l’associazione dei Comuni, aveva proposto regole condivise sul tema).
Va ricordato che sono attive anche raccolte “porta a porta”: è opportuno fare verifiche sull’uso del materiale raccolto (in passato ci siamo occupati di casi truffaldini).
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