Maltrattamenti al centro Anaconda di Varese, cinque rinviati a giudizio
Processo il 3 giugno di fronte al Collegio. Imputate educatrici e operatrici socio sanitarie per fatti contestati che risalgono ad anni fa. Due degli indagati iniziali hanno patteggiato

Per i sospetti maltrattamenti al centro diurno per disabili Anaconda di Varese il giudice per l’udienza preliminare Marcello Buffa ha disposto il rinvio a giudizio per cinque imputate, quattro educatrici ed una operatrice socio sanitaria.
L’accusa è di “maltrattamento in famiglia“ e “lesioni“: il processo si celebrerà di fronte al primo collegio di Varese il 3 giugno, e gli imputati sono difesi dai legali avvocati Montalbetti, Pagani, Marsico, Tremolada, Ambrosetti.
Le indagini eseguite dai carabinieri della Stazione di Azzate vennero rese note nell’estate del 2021 e aprirono dalla denuncia di uno dei genitori degli ospiti della struttura di via Rainoldi che si rivolse alle forze dell’ordine a loro volta coordinate dalla Procura con tecniche investigative dove figurano parecchi video girati negli ambienti interni alla struttura.
Secondo quanto originariamente contestato gli indagati avrebbero «abitualmente maltrattato diversi ospiti minori disabili agli stessi affidati per ragioni di cura, sottoponendoli a quotidiane vessazioni e violenze, consistenti in ripetute offese verbali, strattonamenti, minacce e percosse, nonché omesso i doverosi controlli, non impedendo che le persone offese ponessero in essere atti autolesivi».
I comportamenti sotto la lente dei magistrati avrebbero avuto dunque una genesi dolosa e volontaria, accuse che si scontrano con le impostazioni difensive che invece negano le «condotte maltrattanti» contestate agli imputati. Delle sette posizioni iniziali, fra gli indagati, due sono uscite dal processo attraverso l’applicazione di patteggiamenti, mentre le rimanenti cinque, appunto, seguiranno il rito ordinario. Nel luglio del 2021 agli indagati venne applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento alle persone offese, una decina di ospiti della struttura.
Il caso fece molto discutere la città, e molti cittadini, familiari di utenti della struttura (parte lesa in questa vicenda) si espressero per la qualità dei servizi offerti dal centro.
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