“Ciao Raf, hai vissuto intensamente il reale. Ci mancherai”
il ricordo che Enrico Angelini, suo fraterno amico, ha pronunciato nella basilica di san Vittore durante il funerale di Raffaele Nurra, l'architetto varesino morto improvvisamente a 62 anni

Pubblichiamo per intero il ricordo che Enrico Angelini, suo fraterno amico, ha pronunciato nella basilica di san Vittore durante il funerale di Raffaele Nurra, l’architetto varesino morto improvvisamente a 62 anni.
Caro Raf,
non sei potuto venire martedì all’incontro dello scrittore Mencarelli con i giovani varesini; il tema era di quelli che ti piacevano: “ E’ possibile essere felici?”
Quando Daniele Mencarelli ha detto: “La felicità non è una cosa che si conquista una volta per tutte, esige una militanza dentro la realtà” ho pensato subito a te, alla tua passione per la vita, alla curiosità, al non ritirarti mai nell’angolo.
Un altro grande maestro di molti di noi, Luigi Giussani, diceva che il segreto della vita è “vivere intensamente il reale”. Appunto, senza accontentarsi della superficie e delle risposte banali. Proprio come hai vissuto tu.
Il viaggio dentro la maturità ha richiesto fatica anche a te, non sono mancati i momenti difficili, ma tu non ti accontentavi delle cose facili, delle risposte scontate, del tirare a campare. Ti spendevi, volevi vivere davvero, non sprecando le giornate (spesso intasate di impegni all’inverosimile). Con la gioia di vivere di un ragazzo ma anche accettando di prenderti sempre di più tutte le responsabilità che arrivavano.
E te ne sei prese di responsabilità, amico mio, nel lavoro, negli affetti, nelle amicizie, nell’associazionismo, nella vita politica e culturale. Negli innumerevoli rapporti umani che sapevi tenere, a tutti i livelli. Hai cercato cioè di vivere con lo slancio della giovinezza l’età adulta, senza peraltro mai indietreggiare di fronte alla realtà.
Hai lavorato tanto per il Bene comune, hai fornito migliaia di buone idee a tutti, sapevi un sacco di cose e avevi tante esperienze che ti piaceva condividere con gli amici. Rarissime volte capitava di non essere d’accordo su qualche particolare, ma poi eravamo sempre dalla stessa parte perché per te l’amicizia veniva prima di ogni cosa. Certe volte ti arrabbiavi con qualcun altro (e dicevi”ho sangue barbaricino nelle vene”); ma io sapevo che eri un uomo buono e che ti saresti calmato subito perché eri saggio.
Mille volte abbiamo visto il tuo altruismo, la tua generosità, la magnanimità, un’anima grande. Sapevi creare legami ed affetto con le persone in tanti modi diversi: con i ragionamenti seri ma anche con la musica, lo sport, con l’arguta ironia e le battute divertenti che creavano subito un bel clima di amicizia, in una riunione o davanti a una birra. La tua passione per i colori nerazzurri mi ha perfino impedito di detestare fino in fondo i cugini interisti: sventolavi ridendo la tua sciarpa con scritto “Io non ho cugini” e ad ogni derby prese in giro reciproche a non finire, ma tutto finiva sempre con grandi risate e un surplus di amicizia.
Mancherà a tutti noi poter dire “Fammi sentire cosa ne pensa Raffaele”. Oppure chiamarti per chiederti: “Oh Raf quando riusciamo a far due chiacchiere con calma?”.
Ci mancherai, ma sappiamo che l’amicizia vera è per sempre.
Per questo ti saluto oggi con le parole di una bellissima canzone che piaceva molto a tutti e due “Forever young “ (“Per sempre giovane”) di Bob Dylan: “Che Dio ti benedica, possano i tuoi desideri diventare realtà. Possa tu costruire una casa fino alle stelle e salirvi ogni gradino. Possa tu conoscere sempre la verità e vedere la luce circondarti. Possa tu rimanere per sempre giovane”.
Caro Raf, come sei stato finora.
Grande, grande amico.
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