Prima le coltellate, poi la spedizione punitiva: “Appena trovo tuo fratello gli taglio la testa”, tre a processo a Varese
Un bisticcio partito per un paio di scarpe si trasforma in violenza e desideri di vendetta. In aula il racconto di notti di ordinaria follia fra giovani

Un giovane compra un paio di scarpe da un coetaneo, scarpe fasulle, non di marca (come invece sostenuto dal venditore). Insomma una fregatura. L’amico dell’acquirente non vuol far cadere la cosa: «Adesso sistemiamo tutto».
È il 22 maggio di cinque anni fa e il ragazzo non ancora trentenne esce di casa a torso nudo, prende la macchina, e si presenta dal venditore, (alla polizia dichiara di avere in auto una spranga di ferro), scende e prende a sberle il ragazzo che per tutta risposta estrae un taglierino e lo pugnala alla scapola: 10 giorni di prognosi. Un affronto. Chiama gli amici.
«No, non volevo andare a denunciare, ci sarebbe stato il processo, avrei dovuto chiedere un risarcimento ma gli avvocati costano. Volevo invece delle scuse, e soldi per quello che mi aveva fatto, per la coltellata». Viene dunque organizzata una spedizione punitiva che torna a casa del venditore, il primo di giugno dello stesso anno, sempre nel 2020. Alla ragazza che si presenta sull’uscio dopo una scampanellata (sorella del destinatario delle spedizione), vengono presentate le seguenti richieste: «Voglio ammazzare tuo fratello, voglio la sua testa, se non trovo lui ammazzo uno della tua famiglia». Da lì parte una denuncia che fa attivare l’azione penale fino ad arrivare al processo che si discute in questi giorni dove il destinatario diretto delle minacce, la sorella e il padre si costituiscono parte civile.
La ricostruzione dei fatti è affidata in parte al capo d’imputazione, cioè a quanto contesta la procura ai tre imputati, in parte al racconto di uno dei tre accusati ascoltato in aula di fronte al giudice nella giornata di mercoledì. Serate fatte di noia e «cazzeggio», video chiamate con l’ascia in mano che serve forse a intimorire, forse a far vedere che si è armati. Il pretesto di uscire di casa spavaldi per farsi giustizia sommaria per un paio di scarpe, e poi le ferite, i tagli con fotografie esposte in aula che immortalano uno sbrigo che prende mezza schiena.
Così un fatto che viene raccontato da un giovane che è parte offesa della coltellata ma pure imputato per aver chiesto la testa del suo feritore; un’imputazione in concorso con un amico che avrebbe pagato mille euro per andare a dargli man forte durante il secondo episodio, una sorta di seconda spedizione punitiva finita con la denuncia. Gli imputati come si accennava sono tutti figli della fine del Novecento, classi ‘97, ’93, ’99, difesi dagli avvocati Elisa Gabbi e Michele Lodi.
La prossima udienza verso la fine di novembre. I reati contestati sono: per il primo episodio in ordine di tempo, (quello della coltellata), “lesioni aggravate“; per il secondo episodio, quello dove la spedizione punitiva chiede la testa del giovane o di un suo famigliare è di “minaccia aggravata“ in concorso e “violazione di domicilio”.
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