Genitori a scuola a Laveno per parlare di smartphone e cyberbullismo con i poliziotti
Oltre 30 persone tra mamme e papà con figli alle medie o in 5^ elementare, hanno partecipato all'incontro promosso dall'Ic di Laveno

Oltre trenta genitori hanno partecipato alla serata “Smartphone, web, cyberbullismo: parliamone senza paura” ospitata il 3 aprile dalla scuola secondaria di primo grado Monteggia di Laveno Mombello. Con loro anche due agenti della Sezione operativa per la Sicurezza cibernetica della Polizia di Stato.
All’incontro ha partecipato anche il preside dell’Ic di Laveno Mombello, Fabio Giovanetti. A introdurre la serata è stata Tamara Coscia, insegnante che da anni lavora nell’ambito delle attività previste dalla scuola per la prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo e per favorire un uso responsabile e consapevole dello smartphone.

Gli adulti e lo smartphone dei ragazzi
«Questo incontro è ormai una piacevole e costruttiva abitudine per l’Istituto Comprensivo di Laveno – ha detto – L’obiettivo è di parlarsi senza filtri. Nessuna remora, non nascondiamoci dietro un dito: i nostri ragazzi usano lo smartphone, hanno accesso al web, sanno più e meglio di noi approcciarsi a questo mondo. Ma noi adulti dobbiamo aiutarli a tracciare una linea tra ciò che si può e ciò che non si può fare. Nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nulla».
L’invito a partecipare alla serata è tradizionalmente rivolto alle famiglie della scuola secondaria, ma quest’anno è stato allargato ai genitori degli alunni delle classi finali della primaria. Il percorso si innesta all’interno delle varie iniziative dell’Istituto comprensivo sul tema, tra le quali il conseguimento – da parte dei ragazzi – del “patentino” per l’uso consapevole dello smartphone.
Non proibire ma aprire un confronto
Il sovrintendente Massimo Petullo e all’assistente capo coordinatore Giuseppe Bel Fiore, agenti della Polizia di Stato, Sezione Operativa per la sicurezza cibernetica, hanno poi raccontato ai genitori la loro esperienza, a partire dall’esperienza nelle scuole.
«Quando incontriamo i ragazzi, li spiazziamo subito. Non dovete spegnere i vostri telefoni, diciamo loro. I vostri figli restano un po’ presi in contropiede, perché si aspettano che due poliziotti vengano lì per terrorizzarli, per dissuaderli, se non per vietar loro qualche cosa. Invece è tutto il contrario: la nostra esperienza ci ha insegnato che proibire genera l’effetto opposto e peggiore: continueranno ad usare lo smartphone, ma di nascosto, senza condividere col mondo adulto paure e, perché no, anche errori. Siamo qui per parlarne, non per evitare di parlarne“.
Gli agenti hanno poi mostrato a genitori i rischi dell’uso non consapevole dei telefonini, partendo dalle situazioni estreme e mostrando come nessuno è immune dai pericoli del web. Ma pure (e soprattutto) tranquillizzando i genitori presenti, che non si sono tirati indietro al momento di fare domande per avere risposte su questo tema, rispetto al quale il mondo dei grandi tende a sentirsi costantemente impreparato.
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