Il ministro Giorgetti in aula a Varese: “Su Report notizie false, danneggiata la mia reputazione”
Il ministro ha risposto punto su punto alle domande della Pm Claudia Maria Contini, ascoltato dal giudice Luciano Lucarelli. Sotto la lente le puntate di report “Vassalli, valvassori e valvassini” relativa ai rapporti fra affari e politica legati agli ambienti della Lega

Un esame pacato e sereno, col ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in aula come parte civile e testimone nel processo in corso a Varese e che vede imputati Giorgio Mottola e Sigfrido Ranucci, di Report, per due puntate dell’approfondimento Rai andate in onda nell’ottobre 2020 (e ancora visibili su Rai Play).
L’accusa è di diffamazione nei riguardi dello stesso ministro Giancarlo Giorgetti e dell’avvocato varesino Andrea Mascetti, procedimenti partiti separatamente e poi uniti sotto uno stesso filone giudiziario.
Il ministro ha risposto punto su punto alle domande della Pm Claudia Maria Contini, ascoltato dal giudice Luciano Lucarelli. Sotto la lente le puntate “Vassalli, valvassori e valvassini” relativa ai rapporti fra affari e politica legati agli ambienti della Lega e “Moglie camici e cavalli dei paesi tuoi” sempre dell’autunno del 2020 che ipotizzava che il comune di Varese «retto da un sindaco leghista avrebbe dato in comodato gratuito spazi all’interno dell’ipppdromo».
Fatto non vero secondo Giorgetti, legato invece ad un regolare contratto di comodato fra l’associazione di cui era presidente la cognata (e associazione la moglie di Giorgetti) e il concessionario, con l’obiettivo di gestire attività sportive a cavallo per bambini.

La seconda tranche del processo riguardava invece la puntata in cui si ipotizzava che «con mio padrinaggio politico, Mascetti avrebbe avuto prebende, cosa non vera» (la vicenda riguarda l’incarico in consiglio d’amministrazione dell’avvocato Mascetti in Italgas spa).
«Nei servizi vengono riportate notizie palesemente non vere e contestualizzate nell’area del dubbio e negativa per la mia reputazione, dal momento che ricopro un ruolo pubblico. Dopo queste trasmissioni Report ha fatto altre trasmissioni che non hanno alcuna attinenza con questo ma in quel caso non ho querelato. Non sono aduso a querelare giornalisti perché possono dire quello che vogliono ma non cose non vere. Non interloquisco coi giornalisti, se non per ragioni d’ifficio, non ho social, e la sede giusta per affrontare il tema è questa», ha specificato il ministro prima di lasciare l’aula bunker di Varese. La difesa degli imputati ha contro interrogato Giorgetti chiedendogli conto delle risposte date, e successivamente mandato in onda nel servizio.
Nel corso dell’udienza ha parlato anche la stessa cognata del ministro che ha spiegato l’attività dell’associazione: «Dopo la puntata di Report eravamo sfiduciate e abbattute, avevamo messo il cuore nella nostra attività dedicata ai bambini. I contenuti della trasmissione sono stati messi sui social, e ci hanno dato delle mafiose».
Una linea sposata dalla terza teste del processo in corso, vale a dire la moglie del ministro, che ha sostanzialmente conferma quanto dichiarato dalla sorella: mai nessun vantaggio in virtù del cognome e del ruolo pubblico del marito (oggi Ministro), che «anzi era contrario alla nostra attività, per la quale abbiamo messo soldi ance di tasca propria».
Parecchio significativa è stata anche l’escussone del teste Andrea Mascetti, la seconda parte offesa del procedimento. Avvocato amministrativista con uno studio fra i più importanti della provincia di Varese e particolarmente attivo su Milano, Mascetti, classe 1970 ha lungamente raccontato la temperie nella quale si è sviluppata la puntata che lo vede protagonista e a suo dire diffamato.
Un’escussione partita dai primi contatti coi giornalisti di Report, alle prime verifiche fatte mediante richiesta di accesso agli atti alle amministrazioni pubbliche del Varesotto (poiché descritto nella trasmissione come in grado di accaparrarsi «incarichi in tutte la partecipate lombarde e in tutti i Comuni») e alla stessa Rai in quanto soggetto esercente un servizio pubblico.
Poi il racconto è stato più attinente alla sfera politico – professionale: non ha nascosto la sua militanza quasi adolescenziale nel Movimento Sociale Italiano e nella sua componente giovanile, la successiva partecipazione alla fondazione del movimento culturale “Terra Insubre” (1996), la fede politica vicina alla Lega e l’amicizia personale e divecchi a data con Giancarlo Giorgetti, «ma la politica non ha mai avuto influenze nella mia vita professionale», ha più volte ribadito. Neppure sulle nomine nei board di peso come Fondazione Cariplo o nei rami svizzeri o russi di Banca Intesa.
Illazioni, quelle legate al «potere» gestito da Mascetti in virtù delle sue aderenze politiche, rimandate al mittente dallo stesso avvocato varesino: «A causa di quella puntata di Report, ancora oggi visibile sul sito, ho dovuto dare tante, troppe spiegazioni, sia nell’ambito professionale, sia in quello personale», ha spiegato Mascetti. La prossima udienza sarà il 29 settembre e son stati chiamati a testimoniare nelle prossime puntate del processo anche esponenti della politica varesina di prima piano come Marco Reguzzoni e Nino Caianiello. Le due parti civili sono rappresentate in giudizio dall’avvocato Monica Alberti; la difesa dei giornalisti di Report è affidata all’avvocato Alessia Liistro dello “studio Casellato avvocati penalisti“ di Roma.
Andrea Mascetti e Giancarlo Giorgetti denunciano Report, processo unificato a Varese
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