Varese e la crisi del commercio: interviene anche Paolo Ambrosetti tra dati allarmanti e la replica del Comune
La città capoluogo si trova al centro di un acceso dibattito riguardante la salute del suo tessuto commerciale. Dopo l'analisi realizzata dall'Ufficio Studi di Confcommercio è intervenuto il Comune e ora il popolare commerciante

Varese si trova al centro di un acceso dibattito riguardante la salute del suo tessuto commerciale. Secondo l’analisi sulla “Demografia d’impresa nelle città italiane” realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, la città ha registrato una diminuzione del 31,7% dei negozi al dettaglio tra il 2012 e il 2024, posizionandosi al quarto posto tra le città italiane più colpite, preceduta solo da Ancona, Gorizia e Pesaro.
La replica del Comune di Varese
In risposta a questi dati, l’amministrazione comunale ha espresso perplessità, sostenendo che lo studio si concentra su un ambito molto specifico: commercio al dettaglio, bar e ristoranti. L’assessora allo sviluppo, Ivana Perusin, ha sottolineato che, secondo i dati comunali, le attività commerciali a Varese sono circa 2.000, rispetto alle 1.018 indicate nell’analisi. Ha inoltre evidenziato che lo studio non tiene conto delle nuove aperture e delle dinamiche recenti che stanno interessando il commercio locale.
Il Comune ha ribadito il proprio impegno nel sostenere il commercio cittadino attraverso iniziative e incentivi volti a favorire l’apertura di nuove attività e il rilancio delle aree commerciali. L’obiettivo è contrastare la desertificazione commerciale e promuovere una ripresa sostenibile del settore.
L’intervento di Paolo Ambrosetti, titolare dell’omonima valigeria
Leggo in questi giorni della polemica sulle troppe chiusure dei negozi in centro città a Varese!
La chiusura dei negozi di vicinato è un fenomeno che ha molte cause, ed è un tema delicato perché impatta sulla qualità della vita urbana, sull’identità dei quartieri e sull’economia locale.Le cause principali della chiusura dei negozi di vicinato sono:
1) Crescita dell’e-commerce: le abitudini di acquisto sono cambiate. Amazon e simili offrono comodità, prezzi competitivi e ampia scelta. Chi non si adegua è FUORI DAL MERCATO!
2) Aumento dei costi di gestione: affitti elevati, bollette, tasse, e costi del personale spesso insostenibili per piccoli esercenti.
3) Calo del potere d’acquisto: le famiglie spendono meno, e spesso si orientano verso grandi catene o outlet.
4) Cambiamenti urbanistici e mobilità: ZTL, difficoltà di parcheggio, o trasporti pubblici non sempre efficienti allontanano i clienti dai centri.
5) Mancanza di ricambio generazionale: I giovani faticano a vedere nel piccolo commercio un’opportunità sostenibile e interessante.
6) Concorrenza della GDO (Gande Distribuzione Organizzata) e dei centri commerciali: questi offrono tutto in un unico luogo e spesso con prezzi più bassi.
Ok, ora quali sono i possibili rimedi per rilanciare i nostri negozi di vicinato?
1) Facilitare l’accesso ai centri storici con navette, parcheggi di prossimità e aree pedonabili.
2) Riqualificare le vie commerciali con arredo urbano curato, sicurezza e spazi pedonali attrattivi.
3) Eventi e marketing territoriale.
4) Creare eventi di quartiere, mercatini, serate a tema, per animare i centri e attrarre visitatori.
5) Ciascun negoziante deve valorizzare la propria attività attraverso appropriate campagne di comunicazione social e storytelling.
6) Reti tra esercenti.
7) Creare piattaforme digitali locali dove i negozi possano vendere o essere facilmente trovati.
8)Offrire esperienze che l’online non può dare: consulenze personalizzate, laboratori, degustazioni, servizi su misura.
Io credo fermamente che il futuro del commercio sia l’omnicanalità, ovvero il giusto mix fra negozio e online!
Voi cosa ne dite?
Il dibattito rimane aperto, con la necessità di un’analisi approfondita e condivisa per comprendere appieno le sfide e le opportunità che attendono il commercio varesino nei prossimi anni.
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Non scrivo per polemizzare, ma solo per invitare la Dott.ssa Perusin a fare un giro nella centralissima Piaza XX Settembre a Varese (zona Politeama, qualora non sapesse dove si trova) per verificare il numero di esercizi chiusi, le vetrine desolatamente vuote e lo stato di degrado in cui versa la zona nelle ore postmeridiane e serali. In queste condizioni, in cui é piú che tangibile la presenza di bande di sbandati, come ritiene possibile che qualcuno possa frequentare questi luoghi per dedicarsi allo shopping?
Indignatamente suo, Bruno Paolillo