“La morte della maestra Domenica Russo a Lomazzo è un infortunio sul lavoro“. Ricordiamocelo
Il commento di un lettore: “Nessun mezzo di comunicazione, credo, in questi giorni ha citato la tragica fine della collega Domenica Russo come ‘morte bianca’, avvenuta durante lo svolgimento del suo lavoro“

Il lettore GiovPio ha ragione: «Nessun mezzo di comunicazione, credo, in questi giorni ha citato la tragica fine della collega Domenica Russo come ‘morte bianca’, avvenuta durante lo svolgimento del suo lavoro».
Il tono utilizzato a commento dell’ennesimo articolo di cronaca su quanto avvenuto lunedì scorso a Lomazzo sulla Pedemontana è pacato, e offre l’occasione per riflettere sul tema (anche se, in realtà, il segretario varesino della Flc Cgil Michele Maglione lo ha dichiarato in un’intervista due giorni fa).
L’osservazione del lettore è comunque pertinente. E quanto avvenuto sull’autostrada non figura nell’elenco degli infortuni con esito mortale nell’apposito registro regionale. Quel giorno, il 19 maggio scorso, il registro cita sì un infortunio con esito mortale, ma è quello che ha riguardato il caso dell’agricoltore 83enne ucciso da un toro che stava accudendo in un’azienda agricola di Castiglione Olona (Gornate Superiore). Ma non c’è, nell’elenco, l’infortunio dove ha trovato la morte la maestra Domenica Russo. Una svista, dicono gli esperti. Mentre gli ultimi “data set” sugli infortuni mortali (dove rientrerà quello della maestra) offerti dall’Inail si fermano al 5 maggio scorso.
Certo è vero che la stampa ha trattato la vicenda parlando genericamente di incidente stradale.
«Forse perché», scrive il lettore, «tutto è successo nell’ambito di una ‘gita’, al termine di una giornata di ‘svago’, appunto. Eppure ancora una volta una persona è uscita di casa un mattino per recarsi al lavoro e non è più tornata dai suoi affetti più cari.»
«Vorrei ricordare la collega Russo non come una ‘missionaria’ e nemmeno come una persona che ha scelto la ‘comodità’ dei tre mesi di vacanza. Vorrei pensare a lei come una persona appassionata del suo lavoro (trovato, tra l’altro, lontano dalla sua terra), anche senza certezze di recuperare le ore impiegate in quella ‘gita’ né di avere indennità particolari per il tempo dedicato. Un’insegnante, insomma».
Di infortunio sul lavoro, in effetti, parlò all’indomani della tragedia anche la dirigente del plesso scolastico di Azzate, entro il quale rientra la scuola Pascoli di Cazzago Brabbia dove l’insegnante lavorava: «Si è trattato di un infortunio sul lavoro». Una frase che si somma al cordoglio dei colleghi.
Dall’inizio dell’anno figurano dunque 23 infortuni sul lavoro con esito mortale in Lombardia; oltre a quelli già citati, in provincia di Varese c’è da segnalare anche la morte dell’operaio caduto da un tetto in ristrutturazione a Besnate, il 18 aprile scorso.
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