Processo Aspem Reti, il tribunale di Varese ha deciso, tutti assolti “perché il fatto non sussiste”

Soddisfatto l’ex amministratore unico della municipalizzata Ciro Calemme: "A bocce ferme spiegherò la genesi di questo procedimento"

Tutti assolti perché «il fatto non sussiste». Si è chiuso con la più ampia formula il processo “Aspem Reti” che vedeva imputate tre persone tra cui anche l’ex amministratore unico della municipalizzata varesina Ciro Calemme.

Alle 10.05 di giovedì 15 maggio, dopo le repliche delle parti, è arrivata la sentenza letta dal presidente del Collegio Andrea Crema, con motivazioni che verranno rese note entro 90 giorni. Grande soddisfazione da parte del difensore del principale imputato, l’avvocato Alberto Zanzi.

Abbracci in aula dopo la lettura del dispositivo. La vicenda, che dal punto di vista processuale dura da anni, era contenuta in un dettagliato capo di imputazione sorto a seguito dell’esposto del nuovo amministratore unico di Aspem Reti, nominato dopo il cambio di colore politico della giunta varesina (da Fontana a Galimberti).

Le valutazioni riguardavano anche gli equilibri economici e alcuni lavori realizzati per l’ammodernamento del complesso sportivo. La lente della Procura si era attivata attraverso il lavoro di indagine delle Fiamme Gialle, che hanno analizzato i valori dei lavori per la realizzazione di alcune solette, gli importi delle opere eseguite e il profilo giuridico delle assegnazioni di appalto.

Dei capi di imputazione che contemplavano, a vario titolo, ipotesi di responsabilità delittuose per abuso d’ufficio, truffa, turbata libertà degli incanti e falsità ideologica in atto pubblico, due dei reati contestati nei capi “B” e “D” (abuso d’ufficio e truffa) sono stati riqualificati nella contestazione in peculato. Proprio su quest’ultimo reato si era concentrata parte della requisitoria del pm Lorenzo Dalla Palma, che aveva chiesto la condanna a 4 anni e 6 mesi per Ciro Calemme e a 2 anni e 8 mesi per l’imprenditore che ha eseguito i lavori, Matteo Sciretta, mentre per il responsabile dei lavori Giacomo Battiston era stata chiesta l’assoluzione dalla stessa Procura (formula richiesta per tutti gli imputati dalle difese mentre le parti civili – Comune e Aspem Reti – recriminavano risarcimenti).

In aula, durante la fase istruttoria, sono sfilati nomi di spicco della politica varesina degli ultimi anni: dallo stesso presidente della Regione Attilio Fontana, all’attuale sindaco di Varese Davide Galimberti, fino al dominus di Forza Italia Nino Caianiello, che ha raccontato delle relazioni tra Forza Italia e il movimento politico Agorà, al quale arrivarono bonifici dall’imprenditore che aveva eseguito i lavori al complesso della Schiranna (di proprietà comunale).

Relazioni che, beninteso, non sono oggetto di contestazioni penali e sono esterne al procedimento dibattuto, ma che hanno rappresentato un elemento di grande interesse per ricostruire la geografia politica del capoluogo e della provincia all’epoca dei fatti. Lapidario lo stesso Ciro Calemme che a margine della sentenza, nel corridoio di palazzo di giustizia ha affermato che «È stata raggiunta la verità nel processo, un dato per me da sempre scontato. Fornirò insieme al mio legale la documentazione vera dal quale questo processo ha avuto inizio».

di
Pubblicato il 15 Maggio 2025
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.