“Voglio portarvi a Mosca con me”: Pupo in concerto a Varese parla di pace e frontiere, mogli e gioco d’azzardo
Due ore di racconto e musica intitolate «Su di noi. La nostra storia», tra battute leggere e spunti di riflessione, davanti a un pubblico di affezionatissimi: circa 500 fans di cui molti habitué

Facile pensare «Gelato al cioccolato, dolce e un po’ salato», facile cantarla, ma dietro, cosa c’è? Lo ha raccontato ieri sera al Teatro di Varese Pupo, svelando i dettagli della canzone scritta per lui da Cristiano Malgioglio su una spiaggia del Marocco. Facile cantare «Su di noi nemmeno una nuvola» e sognare un amore spensierato. O «Tornerò», dolce inno di un diciottenne che parte per il militare.
E facile anche cantare «Lidia a Mosca, con il profumo del Berioska», ma dietro cosa c’è?
Anche a questo ha risposto Pupo, chiarendo subito dal suo punto di vista, nei primi minuti dello spettacolo, con le immagini di Mosca sullo sfondo, che «La musica non ha frontiere, è libera e io sono un uomo libero!». Ed è tornato sul tema in altri due momenti: «Voglio portarvi a Mosca con me, non è facile oggi, speriamo che torni presto la pace», ha detto, chiedendo anche se ci fossero ragazze russe in sala. Per arrivare all’Ucraina, dove andrebbe a fare un concerto per la pace, tanto se «sparano ad altezza d’uomo non mi prendono».
Non si è risparmiato Pupo a Varese, da nessun punto di vista: ha aperto il cuore senza scansare nodi e aspetti problematici della sua vita. Due ore di racconto e musica intitolate «Su di noi. La nostra storia», tra battute leggere e spunti di riflessione, davanti a un pubblico di affezionatissimi: circa 500 fans di cui molti habitué, tra cui anche Lucia e Giampaolo dalla Puglia, che sono arrivati apposta a Varese per assistere al loro decimo concerto del tour, insieme a tanti che la sera prima lo avevano già applaudito al Teatro Nazionale di Milano, al cugino di Varese, alla signora bionda in prima fila, all’evocato Giuseppe Cruciani e all’amico Alessandro De Luigi, proprietario dell’Ad Management che gestisce il Teatro di Varese, non presente in sala ma ringraziato pubblicamente.
Pupo ha riproposto tutte le hit del suo repertorio, aggiungendo anche «Nell’anima», un’anteprima di «Amore», l’album che uscirà il 4 luglio per festeggiare i suoi «mistici» 70 anni di età («In tre giorni di settembre, nel 1955, sono nati un Pupo e un Papa») e i 50 anni dal primo disco, registrato alla Baby Records, dove Ezio Ghinazzi da Porticino, provincia di Arezzo, fu ribattezzato Pupo. Tra i brani più applauditi, oltre ai già citati, a «Un amore grande» e «Firenze, Santa Maria Novella», anche «Che confusione, sarà perché ti amo» scritta da Pupo e sventuratamente ceduta ai Ricchi e Poveri.
Altro tema forte affrontato è stato il gioco d’azzardo, un «demone che mi ha chiuso gli occhi per decenni della mia vita», ereditato dal padre, un simpatico postino degli anni Sessanta che non sapeva cosa fosse l’Aids e nei primi spettacoli del figlio faceva la voce della bambina di «Piange il telefono». Sul gioco d’azzardo un appello chiaro quello di Pupo: «Oggi è ancora più subdolo e pericoloso, svuota i portafogli e il cervello. Io ce l’ho fatta grazie alla mia famiglia. Fatevi aiutare».
Pupo ha dedicato un momento emozionante anche alla mamma novantaduenne ammalata di Alzheimer, con la quale comunica solo con un ponte di canzoni e preghiera, come ha mostrato in un bel video. Ha poi parlato delle sue due mogli, con una foto felice del trio, specificando però che ne ha sposata solo una, l’altra è la compagna.
Un Pupo innamorato delle donne e del suo mestiere, che ha suonato il pianoforte, imbracciato la chitarra, è sceso a cantare in platea e galleria, ha chiamato sul palco una ventina di fans a fargli da coro, non ha rifiutato nessun selfie e nessun abbraccio. E ha applaudito con generosità i suoi musicisti e le vocalist, professori e professoresse della musica che lo accompagnano da anni.
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