“Abbiamo sentito le bombe”. Il racconto degli iraniani rientrati a Malpensa dopo l’attacco israeliano
Fatemeh Sakhtemani, architetta 36enne, aveva portato per la prima volta suo figlio in Iran per far conoscere i nonni. Si è ritrovata con la paura dei missili e delle bombe che cadevano
«Non sono riuscita a contattare i miei genitori, è tutto bloccata. Ho molto paura».
A parlare è Fatemeh Sakhtemani, l’architetta 36enne italo-iraniana, che aveva portato il figlio di 18 mesi in Iran a conoscere i nonni, per poi ritrovarsi bloccata lì dalla aggressione d’Israele all’Iran.
Arrivata a Malpensa dall’Azerbaijan, Paese di transito, racconta la paura dei bombardamenti dei missili e degli aerei di Tel Aviv.«
«Le prime notti abbiamo sentito tutto. Poi abbiamo lasciato Teheran, siamo andati fuori città. L‘ultima notte, quando sono rientrato a casa, è stata davvero paurosa», le parole, al Tg2, appena rientrata in Italia all’aeroporto di Malpensa, intervistata da Rainews.
Fatemeh è una dei ventiquattro italiani fuggiti dall’Iran dopo l’attacco israeliano, che ha causato fin qui oltre seicento morti a venerdì scorso. Sono passati attraverso uno dei confini di terra raggiungendo l’Azerbaigian :«L’ultima bomba che ho sentito? Quella all’ambasciata, mentre aspettavo il pullman», racconta la professionista 36enne, sposata con Salvatore Politi, ginecologo 42enne di Parma, che aveva lanciato un appello per il rientro e che è andata a prenderla a Baku.
Un viaggio di quasi un giorno, in pullman, con un nucleo di carabinieri intervenuto anche per la scorta.
«Ringrazio l’ambasciata a Teheran e quella a Baku».
Sul volo anche Pega e Shirin, due studentesse persiane residenti a Roma, intervistate da Ansa. «Io sono rientrata dieci giorni prima del primo bombardamento israeliano. Avevo proseguito per la Turchia con mia sorella. Poi lei è tornata dai nostri genitori e io sono rientrata a Roma. Non la sento da mercoledì». Internet va a singhiozzo già dallo scorso 13 giugno.
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