“Noi siamo nazisti”, e la giustizia di Varese si muove sul giro dei Do.Ra.
Oltre alle perquisizioni personali, domiciliari, della sede e persino delle auto degli indagati si sono abbinati, su ordine della Procura anche sequestri di pc, tablet, supporti informatici

«Noi siamo nazisti». Una dichiarazione a guisa di vanto, lineare come un bicchiere d’acqua, coerente se si vuole con la linea da sempre mai nascosta, a tal punto da renderla pubblica in manifestazioni e ritrovi tenuti in questi anni. Una frase ripetuta e anzi sottolineata, ostentata con onore.
La Procura di Varese anche questo contesta ai Do.Ra.: almeno dieci gli indagati per l’inottemperanza alla legge Scelba; almeno tre luoghi dove sono stati commessi i fatti che sono Varese, Azzate, e Cuveglio cui vengono ascritte condotte appunto contrarie alla legge perché si concretizzavano in commemorazioni, ricorrenze, atteggiamenti pubblici che ricordano il partito fascista o nazista attraverso l’esaltazione pubblica dei personaggi di spicco – oramai relegati alla storia, ma per loro vivi, almeno nell’ideologia. Quindi non deve stupire se nella sede di Azzate figurino libri sulla magia della svastica o le foto con Adolf Hitler e Joseph Goebbels, oltre a documenti, scritti ancora libri e armi bianche, lame, asce e tirapugni.
Perquisizioni nella sede degli estremisti di “Dora” e nelle case di una decina di militanti
Per Varese e Cuveglio, invece, si parla di manifestazioni dove appunto queste esaltazioni venivano esplicitate; in particolare a Cuveglio dopo i fatti che lo scorso autunno riguardavano la posa di una corona per i caduti “neri” del san martino, la prima battaglia della Resistenza in terra varesina – e non solo – che sta particolarmente stretta all’ideologia dei Do.Ra. poiché combattuta non dai “ribelli“ o “banditen“ ma da reparti del Regio esercito che invece di sbandarsi dopo l’8 settembre portarono armi e munizioni in montagna con le quali diedero del filo da torcere ai regolari tedeschi e ai repubblichini. Gesti che produssero una viva reazione della comunità locale che si opponeva a questa esaltazione del passato che fece vivere agli antenati di quella comunità mesi e anni di terrore (torture e omicidi fra la popolazione civile).
Questo per le contestazioni sulla legge Scelba, legate all’esaltazione fascista. A soli due componenti dei Do.Ra, Alessandro Limido e ad Enrico Labanca quale “responsabile culturale” dell’organizzazione viene invece contestato anche l’articolo 604 del codice penale, vale a dire reati che hanno a che fare con la propaganda dell’odio razziale, a vario titolo la minimizzazione o l’esaltazione in termini apologetici della Shoah e dei crimini di genocidio, di guerra e contro l’umanità come specificati dallo Statuto della Corte penale internazionale. Vecchi slogan, attraverso nuovi canali.
Per questo oltre alle perquisizioni personali, domiciliari, della sede e persino delle auto degli indagati si sono abbinate, su ordine del Procuratore Antonio Gustapane e del Sostituto Lorenzo Dalla Palma anche le perquisizioni informatiche di pc, tablet, supporti informatici e degli smartphone degli indagati, dei quali sono state fatte copie forensi, del canale Telegram del gruppo.
L’ultima apparizione “pubblica“ del gruppo è avvenuta in tribunale a Varese la scorsa settimana col una ventina di militanti in maglietta nera che hanno presenziato all’udienza nel processo per diffamazione aggravata che vede come parte offesa il giornalista di Repubblica, da anni sotto scorta, Paolo Berizzi.
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