MV Agusta riparte da sé stessa: “Non è un ritorno al passato, ma un nuovo inizio”
Il ceo Luca Martin fa il punto della situazione dopo la separazione da Ktm. L’azienda varesina rilancia la propria identità: visione chiara, squadra giovane e nuove sfide in vista

Quando si arriva alla fabbrica della MV Agusta alla Schiranna di Varese, non si può fare a meno di notare la bellezza che circonda il quartier generale dell’azienda motociclistica. In riva al lago e all’ombra dei larici, i lavoratori trascorrono le pause, discutono tra loro e si confrontano sul futuro.
Dopo la separazione dall’austriaca Ktm, un colosso del settore, l’azienda è ripartita con rinnovata energia e una visione chiara: crescere, ma con i piedi per terra. «Non è un ritorno al passato, ma un nuovo inizio» dice Luca Martin, ceo di MV Agusta (foto sopra).
Se dovesse definire con una battuta il momento che sta attraversando l’azienda, come lo definirebbe?
«La parola giusta è pit stop. Ci siamo riorganizzati dopo una collaborazione che, pur con aspetti positivi, non si è rivelata compatibile con la nostra struttura. Abbiamo speso tempo e risorse per separare ciò che era stato integrato, in soli sei mesi. È stato difficile, ma ci siamo riusciti. E aver fatto un’operazione così complessa in poco tempo significa che MV Agusta, anche con l’ingresso di Ktm, aveva mantenuto un buon livello di autonomia. Il marchio è vivo, solido, riconosciuto e amato».
Le moto MV Agusta sono state spesso definite opere d’arte. C’è una nuova visione produttiva?
«Le moto sono un prodotto emozionale. Le nostre sono quasi opere d’arte, è vero, ma non sono da salotto. Sono moto fatte per essere guidate. La nuova visione è passare da motorcycle art a moto per motociclisti».
MV Agusta punta dunque ad ampliare la platea dei suoi clienti?
«Le nostre moto devono tornare a parlare ai motociclisti. Abbiamo una gamma pensata per chi le guida davvero. L’obiettivo è far scoprire MV anche a chi non l’ha mai considerata, come moto accessibile nella guida. Chi la compra acquista una moto di altissima gamma, ma non fatta per essere messa in salotto o in vetrina. Tutto questo senza perdere identità, artigianalità e innovazione».
Quanto conta il capitale umano in questo passaggio decisivo?
«È uno degli elementi chiave della nuova MV Agusta. L’80% dei miei riporti diretti ha meno di 35 anni. Molti sono giovani rientrati dall’estero grazie agli incentivi sul rientro dei cervelli. Hanno visione globale e un approccio fresco. Accanto a loro, in ruoli strategici, ci sono persone di grande esperienza. Questo mix ci rende competitivi e pronti al futuro».
L’ingresso di KTM puntava a migliorare distribuzione e commercializzazione. Come hanno reagito i concessionari all’uscita del gruppo austriaco?
«Dopo un primo momento di incertezza, ci hanno dato fiducia e sono rimasti con noi. Oggi abbiamo 250 concessionari e puntiamo a raggiungere quota 300 entro il prossimo anno. Abbiamo ricostruito la rete, puntando su partner solidi. Il concessionario è la porta d’ingresso al nostro mondo. L’esperienza del cliente inizia lì».

C’è un mercato in particolare che vi sta dando soddisfazione?
«Quello tedesco: siamo passati da 200 a 1.000 moto, una crescita notevole. È evidente che è il frutto di un lavoro straordinario fatto dalla persona che segue quel mercato. Ribadisco: il capitale umano, a qualsiasi livello, è fondamentale».
E sul fronte della proprietà, com’è stato il rientro della famiglia Sardarov?
«Timur Sardarov è il vero custode di questa azienda, che ama profondamente. Tutte le scelte fatte erano giuste, compresa quella di far entrare Ktm, il più grande gruppo industriale delle due ruote in Europa. Ci siamo resi conto che gestire o integrare un gruppo che fa 400.000 moto con chi ne fa 5.000 non è semplice. C’erano approcci allo sviluppo prodotto e logiche di sistema completamente diverse. Sono stati comunque due anni formativi per tutti. Ora c’è un team forte, molto giovane e rodato».
Ci sono altre novità in arrivo?
«Da qui a EICMA (Esposizione Internazionale delle Due Ruote, che si tiene a Fiera Milano Rho dal 5 al 9 novembre, ndr) certamente, ma non è il momento di svelarle».
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