Pedalando con il ricordo di papà: la sfida transiberica di Davide Talamona

Davide è il figlio di Pierluigi Talamona, il ciclista investito e ucciso a Coquio Trevisago. Da lui ha ereditato la passione per la bici e i viaggi estremi. Ha appena percorso 2770 chilometri con il pensiero e il cuore a suo papà

Davide Talamona

“Mi dispiace tanto che papà non sia qui a vedermi! Ha corso con me giorno e notte tra l’acqua e il vento… Non mi ha mai lasciato solo! Spero che sia orgoglioso di me!”
Le parole di Davide Talamona risuonano cariche di un dispiacere che si trasforma in forza, di un vuoto che diventa spinta propulsiva. A 42 anni, Davide, che ora vive in Veneto, ha appena concluso una delle sfide più impegnative del panorama ciclistico europeo: la Transiberica 2025. Dietro questa impresa c’è una storia di passione ereditata, di perdita e di riscatto.

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Davide è il figlio di Pierluigi Talamona, il ciclista tragicamente scomparso in un incidente stradale a maggio 2025 a Cocquio Trevisago. Per entrambi, padre e figlio, la bicicletta non è mai stata solo un mezzo di trasporto, ma uno strumento per vivere intensamente ogni chilometro, ogni salita, ogni incontro che un lungo viaggio può regalare. Pierluigi aveva girato mezzo mondo su due ruote e a 68 anni aveva affrontato la leggendaria Transcontinental Race. (nella foto in alto Davide con papà Pierluigi)

“Quando è stato investito io ero via in bicicletta, mia madre e mia sorella erano in Turchia per un tour,” racconta Davide. “È stato difficile accettare che mio padre, con cui ho diviso consigli di viaggio, la passione per la bici e prima per la moto, sia morto a pochi metri da casa.”
La Transiberica 2025 rappresentava molto più di una gara per Davide: era un momento necessario per ripartire, un modo per onorare la memoria di papà attraverso quello che li aveva sempre uniti. L’evento, partito il 19 agosto dalla sede Q36.5 di Bolzano con destinazione Bilbao, è una prova estrema: 2770 chilometri e 46000 metri di dislivello da completare in massimo 14 giorni, senza assistenza, progettando autonomamente il proprio percorso attraverso dieci checkpoint obbligatori tra Italia, Francia e Spagna.

Davide Talamona

Un percorso tra libertà e sfida
La Transiberica è una gara unica nel suo genere: dopo la partenza obbligatoria fino alla cima del Passo Mendola, ogni ciclista è libero di tracciare le proprie mappe, scegliere le strade, decidere dove dormire, mangiare o se pedalare tutta la notte. Libertà pura, con l’unico vincolo del tempo.
Il primo checkpoint di Davide è stato il Passo Gavia, presso il rifugio Bonetta, seguito dallo Spluga – l’unico con obbligo di discesa dal versante opposto alla salita. Salito da Chiavenna, Davide è sceso in Svizzera per poi rifare il San Bernardino e rientrare in Italia.
Dal terzo checkpoint, il Colle del Piccolo San Bernardo, ha fatto una deviazione dal significato profondo: “Scendendo dalla Svizzera ho deviato e sono passato a salutare papà.”
Il quarto checkpoint sull’Alpe d’Huez includeva un percorso obbligatorio che Davide conosceva già in parte, avendolo affrontato nella Transcontinental Race del 2019. Il quinto, Combe Laval, è rimasto particolarmente impresso: “Credo il checkpoint più suggestivo e bello di tutti.”

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Da qui la rotta si è diretta verso Tolosa per raggiungere Millau, dove il ponte che attraversa il Tarn ricorda a Davide quello che collegherebbe lo stretto di Messina. Dopo Tolosa, direzione Lourdes per scalare i Pirenei e chiudere il settimo checkpoint sulla cima del Col d’Aubisque.
Una volta in Spagna, l’ottavo checkpoint al Castillo de Loarre gli ha riservato una sgradita sorpresa: “Una cena a base di grano saraceno, a cui io sono allergico, mi ha dato parecchi problemi”.” Il nono checkpoint alla Laguna de Neilla era ormai a soli 150 km dal traguardo finale, ma il decimo aveva in serbo l’ultimo grande sforzo: un percorso obbligatorio di circa 220 km con checkpoint a San Juan de Gaztelugatxe, proprio sull’oceano, da dove mancavano altri 50 km per raggiungere Bilbao.

La prova del fuoco
L’ultimo tratto si è rivelato particolarmente duro: una brutta caduta in Francia gli ha provocato una grave distorsione quando mancava ancora tutta la Spagna. “Sono caduto in Francia, mi mancava ancora la Spagna. Sapevo che se mi fossi fermato non sarei mai riuscito a ripartire e quindi ho dato il tutto per tutto,” spiega con la stessa grinta che aveva caratterizzato anche suo padre.
Nonostante l’infortunio, Davide ha affrontato gli ultimi checkpoint spagnoli stringendo i denti: i 220 chilometri obbligatori che dalla Laguna de Neilla portano a San Juan de Gaztelugatxe, affacciato sull’oceano, per poi concludere con gli ultimi 50 chilometri verso Bilbao.

L’arrivo: 13 giorni, 6 ore e 34 minuti
Davide ha tagliato il traguardo di Bilbao in 13 giorni, 6 ore e 34 minuti, portando con sé non solo la soddisfazione di aver completato un’impresa straordinaria, ma anche la consapevolezza di aver trasformato il dolore in energia positiva. “Il pensiero di mio papà mi ha accompagnato per tutti i tredici giorni, soprattutto nei momenti più cupi,” confida.
La Transiberica di Davide Talamona è stat molto più di una prestazione sportiva: è il racconto di come di come il dolore possa trasformarsi in determinazione. Un traguardo che, ne siamo certi, ha reso davvero orgoglioso Pierluigi.

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Pubblicato il 09 Settembre 2025
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