Lo sfogo del sindaco Brenta Gianpietro Ballardin al termine del processo, “io trattato come il peggiore dei criminali”
Amare le considerazioni del primo cittadino in una lettera-sfogo sul caso giudiziario che l'ha visto imputato per ben due lustri: “Avevo già chiarito la mia posizione, ma ci sono voluti 10 anni di processo per accertare i fatti”

Il suo punto di vista, lo aveva espresso già al momento in cui il pubblico ministero chiese la sua assoluzione. Uno sfogo non nei riguardi del ruolo della giustizia e degli inquirenti, piuttosto legato ai tempi occorsi per accertare la sua estraneità ai fatti e pure legato alle accuse provenienti dagli ambienti della politica che lo misero in croce come colpevole. Oggi di fronte all’assoluzione con formula piena perché “il fatto non sussiste“ dai reati di falso ideologico in atto pubblico e concorso in peculato il sindaco Gianpietro baluardi racchiude e sottolinea in una lunga lettera – sfogo la sua vicissitudine giudiziaria.
«Mi sono visto considerare come il peggiore dei criminali per effetto di una diatriba messa in atto dal movimento cinque stelle che in quei giorni si sentiva posto sotto attacco per la vicenda di Quarto e doveva trovare un capro espiatorio, in questo caso io con la mia disavventura locale e la mia storia di iscritto al Partito Democratico», spiega Ballardin facendo riferimento ad una vicenda che aveva riguardato la sindaca M5s di un Comune campano.
«Non ho nulla da lamentare con quanto fatto dalla Magistratura e dalle forze dell’Ordine, che rispetto in quanto svolgono un difficile compito, visto poi come si sono svolti e chiariti velocemente i fatti, ai quali consiglierei solo una maggiore prudenza prima di procedere all’assunzione di questi gravi procedimenti che riguardano la vita e la storia delle persone», prosegue il sindaco Ballardin: «Non sono ad accusare nessuno per come la mia vicenda è stata trattata mediaticamente, se non per il fatto che sarebbe necessaria una maggiore verifica prima di sbattere il “mostro” in prima pagina. Perché mi sono sentito trattato come il peggiore dei criminali, pur sapendo di non aver commesso niente che poteva farmi vergognare o sentirmi colpevole di un reato.».
«La stampa», aggiunge il sindaco, «quando svolge il suo difficile lavoro di informazione, deve rendersi conto di avere un potere mediatico enorme ed estremamente delicato in quanto interagisce direttamente con la vita delle persone alle quali in quel momento viene tolta qualsiasi possibilità di difesa. La tua storia personale viene distrutta e assieme a questo il tuo percorso di onestà su cui hai costruito con fatica la tua vita che è fatta di sacrifici, di passione, di impegno civile, di lunghe azioni di volontariato, di assunzioni di responsabilità, di stima, di grande orgoglio di un vissuto semplice ma gratificante nel rapporto con le persone e la coerenza personale». La lettera del sindaco è lunga e tocca aspetti personali, della sua vita trascorsa in questi anni alla ricerca della giustizia.
« Chiarita la vicenda nei suoi equivoci mi sarei aspettato, da chi ha strumentalizzato ad arte questa situazione le scuse, anche perché questo dovrebbe far parte di un’etica della politica. Devo purtroppo prendere atto che si sono notevolmente ridotti questi valori e che non esiste più un percorso di onestà intellettuale».
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