La fiducia che genera futuro: il viaggio di tre cooperative varesine

Da Varese un esempio di collaborazione che rilancia il ruolo della cooperazione nella trasformazione dei territori

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Non è frequente vedere un salone gremito per un convegno del terzo settore, e ancor meno una platea composta in gran parte da giovani donne. È accaduto a Palazzo Estense durante il convegno “Pratiche cooperative per una nuova cultura dell’innovazione sociale”, promosso da Baobab, L’Aquilone e Casa Davanti al Sole con il patrocinio di Confcooperative Insubria, Legacoop Lombardia e Comune di Varese.
Tre cooperative storiche che hanno scelto di lavorare insieme per sperimentare nuove modalità di collaborazione e valorizzare il capitale sociale generato quotidianamente nei territori.

IL FUTURO DEL WELFARE PASSA DALLA COPROGETTAZONE

Il tema della coprogettazione è stato al centro dell’intervento dell’assessore ai Servizi sociali del Comune di Varese, Roberto Molinari, che ha richiamato la necessità di processi condivisi, non di deleghe dall’alto, per rispondere ai bisogni del welfare locale. Nel saluto portato da Aldo Montalbetti per Federsolidarietà Confcooperative Insubria, si è sottolineata la maturità delle tre cooperative nel scegliere di unire le forze: in un contesto di risorse pubbliche ridotte, la frammentazione non produce risultati, mentre collaborare consente di affrontare sfide che da soli non sarebbero sostenibili. Anche Massimiliano Pavanello, della Fondazione Comunitaria del Varesotto, ha ricordato il valore della cooperazione per la coesione territoriale: collaborazioni avviate nel tempo con le tre realtà hanno permesso di sperimentare nuove forme di filantropia operativa. Dal dipartimento welfare di Legacoop Lombardia, Marta Battioni ha richiamato l’importanza di tornare alle domande originarie della cooperazione: fiducia, lavoro dignitoso, partecipazione autentica. Valori che possono rigenerarsi solo mantenendo un legame vivo con le comunità.

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RETI COMUNITARIE, FIDUCIA E BENI COLLETTIVI

Nella prima sessione si è discusso di tre parole chiave della cooperazione: reti comunitarie, fiducia, beni collettivi. L’esperienza de La benedetta, raccontata da Matteo Secchi della cooperativa Casa Davanti al Sole, ha mostrato come la rigenerazione comunitaria non si limiti a offrire servizi, ma punti a generare capitale sociale fatto di legami informali e collaborazione. L’approccio efficace non chiede “cosa serve?”, ma “chi possiamo attivare?”, mentre il ruolo dell’esperto diventa facilitare le decisioni della comunità.
La ricostruzione della “fase zero” del progetto, presentata da Massimo Corti di Azione Cattolica Venegono Inferiore, ha ricordato l’avvio degli stati generali del paese, ovvero insegnanti, associazioni e cittadini coinvolti in un lavoro collettivo di analisi dei bisogni, poi tradotto in un modello organizzativo condiviso con le cooperative. Secondo Valentina Calcaterra, dell’Università Cattolica, il capitale sociale nasce da fiducia e reciprocità, dinamiche che, quando entrano nello spazio pubblico, sostengono partecipazione e capacità di autogoverno.
Le assemblee molto partecipate di Venegono, con oltre cento persone, mostrano come la partecipazione emerga quando ai cittadini viene offerto uno spazio autentico.

LABORATORI DI FUTURO

Il sociologo Flaviano Zandonai ha collocato la cooperazione nel paradigma dell’economia civile, dove il mercato è un’istituzione sociale e l’innovazione collettiva un beneficio comune. Per consolidare questi processi servono alleanze tra terzo settore, profit e pubblica amministrazione, supportate da strumenti come la valutazione d’impatto. Nel riportare lo sguardo alla quotidianità, Maurizio Martegani, presidente di Baobab, ha definito “vera innovazione” la presenza numerosa di giovani al convegno.
Con 94 anni complessivi di storia, Baobab, L’Aquilone e Casa Davanti al Sole rappresentano già un laboratorio condiviso di competenze e complessità: «Il nostro valore non è il voucher, ma la capacità di costruire comunità».
Il dialogo guidato da Diletta Cicoletti ha visto protagonisti la presidente de L’Aquilone Silvia Levati e il coordinatore Marco Bernardi, che hanno messo in luce il continuo scambio tra organizzazione e pratica educativa. Le tre dimensioni indagate – crescita e cura, collettivo e crisi – mostrano come operatori e utenti siano parte attiva delle dinamiche interne; come il collettivo, pur più fragile, resti essenziale per generare partecipazione; e come la crisi possa diventare occasione di ripensamento, dalla pandemia all’attuale difficoltà delle professioni sociali. Le scelte organizzative della cooperativa – dalla decisione di non «diventare troppo grandi alla rotazione nei cda»  e ai dispositivi che favoriscono la partecipazione – riflettono un modello radicato nella comunità e coerente con le pratiche educative.

COOPERARE NELLA COMPLESSITÀ

La domanda emersa dal confronto riguarda il futuro: la cooperazione può tornare a leggere i fenomeni complessi dei territori, generando nuove forme di interdipendenza? La risposta condivisa è sì, ma occorre cambiare narrazione e riconoscersi come cooperatori, non solo come professionisti.

SERVE  AUDACIA COME ALLE ORIGINI DELLA COOPERAZIONE

La chiusura affidata a Luigi Corvo, fondatore di Open Impact e docente all’Università Bicocca, ha richiamato la genealogia dell’economia sociale. Figure come Genovesi, Pagano e Owen mostrano che la cooperazione nacque come proposta visionaria, capace di ridistribuire ricchezza e immaginare un altro modello economico. Oggi, ha sottolineato, il capitale sociale accumulato è un grande patrimonio ma può diventare un freno se impedisce di innovare.
L’attuale equilibrio economico scarica esternalità sul pubblico e genera debito. Se ne esce solo con innovazione sociale. Serve l’audacia delle origini, non solo redistribuire, ma predistribuire valore, misurare l’impatto in modo accessibile e rimettere la cooperazione al centro delle trasformazioni future.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 17 Novembre 2025
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