L’incidente di Luca Chirico a Porto Ceresio e la versione dell’automobilista

Daniele, 47 anni, gruista: “Ma quale speronamento? Io apostrofato e minacciato solo perché la mia compagna ha chiesto che si mettessero in fila indiana”

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Ha 47 anni e vive in un comune della Valceresio l’uomo alla guida dell’auto che il ciclista professionista Luca Chirico, in allenamento lo scorso 2 agosto a Porto Ceraio, ha accusato di averlo volontariamente investito.

Daniele – questo il nome dell’automobilista che per ragioni di riservatezza preferisce non esporsi con le sue generalità – si è rivolto alla redazione di Varesenews attraverso il suo legale, l’avvocato Gianpiero Maccapani per raccontare la sua versione dei fatti, negando di aver volontariamente speronato lo sportivo che era in strada in quel momento assieme ad un collega. «Ma quale speronamento? Io andavo dritto per la mia strada e addirittura sono stato più volte apostrofato e minacciato da uno dei due, tanto da essermi rivolto a una pattuglia della guardia di finanza per far valere le mie ragioni» (nella foto di repertorio, una strada di Porto Ceresio).

Partiamo dall’inizio, ci racconti. «Martedì nel primo pomeriggio ero in auto con la mia compagna lungo la strada di Porto Ceresio poco prima della stazione. Sarà stata l’una e mezza. Avevo davanti a me due auto, e i due ciclisti. Il primo veicolo, una macchina di servizio della polizia locale ha sorpassato. Poco dopo è uscito in sorpasso anche il mezzo che precedeva immediatamente la mia auto. In quel frangente i due ciclisti si sono appaiati e mentre a mia volta sorpassavo, la mia compagna ha fatto loro la classica domanda retorica: ‘Ma in fila indiana no?’. E siamo andati oltre. Tuttavia poco dopo uno dei due ciclisti mi ha sorpassato a sinistra dandomi un forte colpo allo specchietto e pronunciando la frase: ‘Va che ti vengo a prendere’. La mia auto non ha lo stereo e avevo i finestrini abbassati a bassa velocità, sotto i 50 orari, quindi ho sentito distintamente la frase. Non ci ho dato molto peso, fino all’arrivo ad uno stop dove lo stesso ciclista mi ha chiamato e ha pronunciato questa frase: ‘Adesso scendi che ti gonfio’».

E lei cos’ha fatto a quel punto? «Pochi istanti dopo è transitata una pattuglia della Finanza e le sono andato appresso attirando l’attenzione coi fari abbaglianti perché mi sono sentito minacciato dalla frase pronunciata dal ciclista. Poi è arrivata la pattuglia della polizia locale a sirena invitandomi a raggiungere un vicino parcheggio dove c’era anche l’altro ciclista, con un graffio ad una gamba che sosteneva l’avessi speronato. Assieme alla polizia locale e ai militari della Finanza ho mostrato la mia auto priva si segni sulla carrozzeria, ma nulla è stato verbalizzato. Nel frattempo ho tentato di avvicinarmi al ciclista che sosteneva l’avessi investito ma anche lui con fare piuttosto minaccioso mi ha allontanato».

Daniele, che vive in un paese della valle e di professione fa il gruista intermodale, si è rivolto al suo avvocato dopo che la vicenda è arrivata sui giornali. Il legale conferma che al momento il suo cliente non ha ricevuto alcun avviso di garanzia né alcun verbale di identificazione in merito all’accaduto del 2 agosto.

Ma, tornando all’automobilista Daniele, c’è un messaggio che vorrebbe rivolgere al ciclista che l’ha accusato? «Certo. Mi è dispiaciuto sapere che è caduto, ma non conosco la dinamica e di sicuro non ha toccato la mia auto. E non sono stato io ad averlo speronato!».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Agosto 2022
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  1. michele_drive
    Scritto da michele_drive

    Perfetto! Tutto da rifare…una mia idea ce l’ho: i ciclisti, procedendo appaiati su strade trafficate si dimostrano poco attenti alle regole di buon senso; gli automobilisti, cafoni e maleducati, suonano il clacson e li insultano magari facendo loro il pelo con il rischio di sbilanciarli e far perdere l’equilibrio. Avranno avuto torto entrambi

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