Lasciò l’impronta sulla croce usata per aprire il tabernacolo: assolto per il furto in chiesa a Muceno
A giudizio un uomo di 29 anni accusato di furto aggravato della pisside contenente 30 ostie, avvenuto nel settembre 2020. “Lieve entità del fatto” secondo il giudice
Il tabernacolo scassinato con la croce impiegata come leva per forzare la porticina della chiesetta di Muceno a Porto Valtravaglia. Dentro al sacro antro, la pisside risultava sparita, rubata. Un fatto dell’autunno 2020 che mise in fibrillazione la piccola comunità: solo grazie all’intervento dei carabinieri il contenitore sacro delle ostie è potuto tornare al suo posto dopo pochi mesi.
Nel frattempo però la giustizia ha continuato a procedere per la sua strada e oggi – martedì 24 gennaio – la persona sospettata di quell’atto è stato chiamato a rispondere di quel gesto: si tratta di un uomo di classe 1994 che è accusato di furto aggravato. A tradirlo, fu l’impronta digitale lasciata sulla croce usata per divellere il tabernacolo, impronta poi confrontata con la banca dati dei carabinieri che in poco tempo hanno raggiunto l’abitazione del sospettato trovandovi all’interno il bottino di magro valore.
Probabilmente l’uomo si era convinto che l’oggetto sacro fosse d’oro, invece che del metallo dorato di cui era composto. Nell’udienza di martedì sono state acquisite le verifiche tecniche dei Ris e gli atti relativi alla perquisizione avvenuta nell’abitazione del sospettato. Il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto l’assoluzione per lieve entità del fatto.
Nessuna notizia invece delle 30 ostie consacrate contenute nella pisside.
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